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L’addio a «Mela» Celano, pupara per mezzo secolo

Fu una delle poche donne impegnate nell’«Opra», lavorando al Capo. Cominciò a reggere i paladini col padre. Conobbe pure Franco Franchi

PALERMO. Il mondo dei pupari e dei «cuntastori» è di nuovo a lutto. Dopo la scomparsa di Giacinto Fiore se ne va, a 79 anni, Emilia Celano. Mela, così la chiamavano amici e parenti, si è spenta nella casa di vicolo Pilicelli al Capo. Lì dove il padre Peppino Celano, uno dei capisaldi dell’opera dei pupi siciliani, aveva aperto un teatrino e dove lei stessa aveva collaborato negli anni ’50. È raro trovare figure femminili nell’ambiente delle marionette. È anche una questione fisica: i paladini pesano e muoverli non è semplice. Ed è pure una questione sociologica: addetti ai lavori e pubblico di questa nicchia sono quasi sempre stati esclusivamente uomini. Ma le donne che hanno lasciato il segno ci sono. Come dimenticare Pina Patti Cuticchio, moglie di Giacomo e madre di Mimmo, morta due anni fa a 87 anni. E una traccia la lascia anche Mela Celano, che ha passato il testimone della passione per la marionettistica dal padre Peppino ai figli.

Mela, nata nel 1936, sin da bambina respira l’aria fascinosa dell’opera dei pupi grazie a don Peppino che, oltre a muovere i fili nel teatrino di vicolo Pilicelli, «cuntava» in vicolo Scippateste, dietro al Palazzo di Giustizia. Peppino Celano ebbe più di dieci figli, ma in anni di guerre e di stenti, solo in quattro sopravvissero. Furono Mela e il fratello più giovane Rosario i più attivi all’Opera dei pupi armati del padre.
Era facile, fino a qualche anno fa, incontrare Mela Celano tra i vicoli del Capo.

Fu lì, per esempio, che Angelo Sicilia, allora giovane ricercatore al lavoro sulla storia dell’opera dei pupi nella Sicilia occidentale, la andò a trovare, negli anni ’90, per avere qualche informazione sulle attività teatrali della famiglia Celano. Oggi Sicilia, 44 anni, è direttore artistico della Marionettistica popolare siciliana nonché direttore del museo dell’Opera dei pupi siciliani delle Madonie e del teatro stabile dei pupi Calogero Zucchetto di Caltavuturo. E così ricorda la figura di Mela Celano: «Era nostalgica di quegli anni di “militanza” giornaliera nel teatrino in legno dipinto di rosso del padre, ricordando le mirabolanti doti recitative di Don Peppino e le curiosità e gli aneddoti di una cultura popolare ormai scomparsa. E fu in quel pomeriggio primaverile di una ventina di anni fa, che iniziò la nostra".

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