PALERMO. Un fruttivendolo che li insegue a colpi di arance, una professoressa che li mette in castigo, un massone palermitano che li prende per le orecchie come i carabinieri di Pinocchio, oppure santa Rosalia nuda «più libera senza vestiti» che grida aiuto per oltraggio al pudore, Laboratorio Saccardi condannato per eccesso di irriverenza.
Ma poi c'è il fatto che l'irriverenza non è semplice presa per i fondelli ma diventa arte e satira universale sull'uomo d'oggi e in particolare siciliano, e per questo la mostra che si inaugura oggi alla Galleria d'arte moderna (Cagliari - di Enzo Cucchi e Laboratorio Saccardi) è un'analisi distruttiva e intelligente, è arte non si dice pittorica ma in senso universale, è un concentrato di idee esplosive e bellissimi pezzi di bravura appesi al muro, ironie, satire brucianti. Ci sono perfino i controcanti su celebri pittori, la presa in giro di Guttuso fimminàro con un cinque dita rosse stampate in faccia, «schiaffo di donna», c'è la salsa sul Beato Paolo massone che sta a fianco di Santa Rosalia e ha il prefisso 091 di Palermo stampato sulle spalle come un calciatore, si chiama Aedicola, da guardare bene: «Con i massoni che sono sempre stati nella storia di Palermo», spiega Marco Leone Barone, uno del Laboratorio Saccardi che prima era in quattro ma ora - e per la prima volta in uscita in questa mostra alla Gam di Palermo - è diventato un duo: Barone e Vincenzo Profeta, senza Pino Borgia e Salvatore Folisi.
Si parte con un teschio di pastina, sì, pastina in brodo che diventa scultura e poi c'è Cinacria, mezza Cina e mezza Sicilia, uno dei pochi non inediti di questa mostra, già esposto alla Biennale di Shanghai. Ricordando i tempi del presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro «quando i cinesi progettavano un aeroporto a forma di gelsomino in mezzo alla Sicilia, un hub fallito e cancellato».
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