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Lo stupro di Palermo, in un fuori onda la nuova versione: gli imputati pronti a chiedere la revisione del processo

La clamorosa novità, emersa durante una trasmissione, verrà usata dai legali dei sette accusati. Vitale riferì ai giudici di essere stata fatta ubriacare dal branco e poi abusata

Nel corso di una telefonata con l’autore di un podcast palermitano Asia Vitale, la ragazza che, due anni fa, denunciò di essere stata violentata da sette coetanei in un cantiere abbandonato del Foro Italico, a Palermo, avrebbe fatto dietro front, rivelando che si sarebbe trattato di un rapporto consensuale. Una clamorosa novità, emersa da un fuori onda del programma Sperone Podcast, condotto da Gioacchino Gargano, che verrà usata dai legali dei sette accusati, sei dei quali ormai condannati con sentenze definitive, a chiedere la revisione del processo. La ragazza, però, avrebbe smentito questa nuova versione emersa nel corso della trasmissone andata nelle scorse settimane e avrebbe ribadito che la verità è quella scritta nelle sentenze.

I difensori hanno da subito sostenuto che non ci fu alcuna violenza e che l’allora diciannovenne fosse consenziente. Una tesi smentita dal video dello stupro, ripreso col cellulare dal più grande dei ragazzi, in cui la vittima più volte aveva chiesto ai sette di lasciarla stare. La giovane, abbandonata in strada, chiese aiuto a dei passanti e poi chiamò l’allora fidanzato con cui andò in ospedale per farsi medicare. Decisivo per la condanne dei ragazzi il racconto della violenza. Vitale  riferì di essere stata fatta ubriacare dal branco e di aver seguito il gruppo fino al cantiere dove poi sarebbe stata stuprata. Solo qualche giorno fa i giudici della terza sezione della Corte d’appello di Palermo avevano confermato la condanna a 4 anni inflitta in primo grado a Samuele La Grassa, l’unico dei ragazzi accusati dello stupro ad aver presentato ricorso.

Per tutti gli altri imputati, tra cui un giovane all’epoca dei fatti minorenne, il verdetto emesso dalla seconda sezione del tribunale è definitiva. Pesanti le pene inflitte a Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Elio Arnao e Cristian Barone che proprio per non aver fatto ricorso in appello, come previsto dalla riforma Cartabia, hanno ottenuto lo sconto di un sesto e dovranno scontare pene comprese tra 6 anni e 4 mesi e sette anni di carcere.

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