
«Se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare fenomeni di illegalità diffusa e di criminalità organizzata, occorre che la politica investa tempo, energia e risorse per risanare le profonde sacche di povertà e degrado che investono aree come quella della Noce». Parole che, nel messaggio di Addiopizzo, richiamano a un impegno per risanare i quartieri, altrimenti le estorsioni rischiano di restare una presenza costante, perché «non ci si può più affidare soltanto al lavoro di magistrati e forze dell’ordine», ma è necessario «creare un’alternativa sociale ed economica a Cosa nostra che nelle periferie, con le sue attività illecite, costituisce ormai un ammortizzatore sociale che assicura sopravvivenza».
L’analisi coincide con l’operazione che ha portato in carcere Giuseppe Frangiamore e Giovanni Montoro per avere tentato di imporre estorsioni alla Noce. Si tratta di due volti noti alle cronache giudiziarie: il primo era stato condannato in via definitiva nel 2020 per una tentata estorsione commessa «su mandato del reggente della Noce, Guglielmo Ficarra». Il complice, anche lui pregiudicato, è descritto nell’ordinanza «in rapporti con Giuseppe Romagnolo», ritenuto il successore di Ficarra alla guida del mandamento.
Gli arresti arrivano dopo il blitz che, ad aprile, aveva smantellato una rete di undici persone accusate a vario titolo di mafia, estorsioni, traffico di droga e armi. L’inchiesta che aveva fotografato i nuovi equilibri della cosca, divisa tra la fazione giovane guidata da Romagnolo e i nostalgici della vecchia guardia rappresentati da Renzo Lo Nigro e Carlo Castagna. Non è un caso se, nelle scorse settimane, l’associazione era tornata nelle strade del rione affiggendo manifesti e adesivi contro il racket: un’iniziativa che ha anticipato le nuove denunce e trova conferma nei risultati investigativi. «Se nell'arco di pochi mesi sono maturate diverse collaborazioni da parte di commercianti e imprenditori - scrive ancora Addiopizzo - è assai probabile che in questo stesso periodo altri operatori economici della Noce siano stati colpiti dal racket delle estorsioni. C’è chi cede perché non trova la forza, la fiducia e il coraggio necessari per liberarsi da questo genere di imposizione e con loro sarà nostra cura prendere contatti, affinché, insieme, si maturi la consapevolezza che, mai come adesso, il momento è favorevole per liberarsi e unirsi a quanti sono riusciti a respingere i condizionamenti mafiosi».
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