
Stavolta i testimoni si sono fatti avanti e hanno fornito agli investigatori preziose indicazioni per fare luce sul giallo del decesso di Salvatore Bilello, il tossicodipendente di 37 anni trovato morto in casa mercoledì della settimana scorsa. All’Acquasanta, quartiere ad alta densità criminale, governato da una mafia antica e prepotente, c’è chi ha trovato il coraggio di indicare i nomi dei due presunti autori dell’aggressione nell’abitazione di Bilello, in via Comandante Simone Gulì. E i due sono stati iscritti nel registro degli indagati.
I poliziotti del commissariato Libertà, che conducono gli accertamenti con il coordinamento del pm Vittorio Coppola, dopo i primi risultati dell'autopsia si sono concentrati sul telefono della vittima, finito sotto sequestro assieme alla cartelle cliniche degli ospedali Buccheri La Ferla e Villa Sofia, dove l'uomo si era recato per farsi medicare le ferite subite nel corso del pestaggio (una ferita in volto era stata suturata con diversi punti e i medici avevano notato altri traumi).
I legali degli indagati, gli avvocati Vincenzo Giambruno e Alessandro Martorana, hanno affermato che i primi esami scientifici lascerebbero escludere un nesso tra l'aggressione e il decesso. Ma si attendono i risultati dei test tossicologici per stabilire se la morte possa essere stata determinata dall'uso di stupefacenti o da critiche condizioni di salute dovute alla tossicodipendenza.
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