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Gli affari della mafia di Pagliarelli in Brasile, al processo scontro sull’utilizzabilità delle chat decriptate

Nell’udienza preliminare ricostruita la rete per ripulire e riciclare i soldi del mandamento. Il legale di Caruso contesta l'uso delle conversazioni perché già agli atti nell’ambito di un procedimento diverso

Palermo Arresti della Guardia di Finanza al Villaggio Santa Rosalia...Ph.Alessandro Fucarini

Tutto rinviato alla prossima settimana. Nell’udienza preliminare del processo che coinvolge i vertici mafiosi del mandamento di Pagliarelli di Palermo e la rete di affari ricostruita in Brasile, nella regione di Rio Grande do Norte, il copione è scivolato via senza sorprese. Il pubblico ministero Federica La Chioma ha ricostruito un sistema ben ramificato di investimenti immobiliari e riciclaggio di denaro, ma bisognerà ancora aspettare: rito, ammissione delle prove e rinvii a giudizio verranno decisi martedì 16 settembre.

Al pianterreno del vecchio palazzo di giustizia i parenti degli imputati hanno atteso a lungo, senza poter accedere all’aula. L’udienza infatti si è svolta a porte chiuse. Tra gli imputati figurano nomi di peso: Giuseppe Calvaruso, detto “Gnometto”, considerato il capo del mandamento di Pagliarelli, collegato in videoconferenza dal carcere; il suo braccio destro Giovanni Caruso, anch’egli collegato da remoto; l’imprenditore bagherese Giuseppe Bruno; un omonimo del boss, anche lui di nome Giuseppe Calvaruso; e infine Josè Velandro.

Il cuore del dibattito si sposta però su un aspetto cruciale: l’utilizzabilità delle chat decriptate tra Calvaruso e Caruso. I due comunicavano attraverso Sky Ecc, una piattaforma di messaggistica criptata sviluppata dalla canadese Sky Global. Il sistema, basato su smartphone modificati, era pensato per garantire massima riservatezza ma è stato utilizzato soprattutto da reti criminali per coordinare traffici e affari illeciti.

Nel 2021 una vasta operazione internazionale, condotta da Europol insieme a diverse forze di polizia nazionali, ha smantellato la rete, riuscendo a decifrare migliaia di conversazioni. Proprio da quelle intercettazioni sono emerse informazioni fondamentali per molte inchieste, compresa quella di Palermo.

Ma la difesa prova a ribaltare il tavolo. L’avvocato Tommaso De Lisi, legale di Giovanni Caruso, contesta l’ammissione delle chat al processo: secondo lui, quelle conversazioni non potrebbero essere utilizzate perché decriptate nell’ambito di un procedimento diverso.

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