Il rogo che il 24 luglio di due anni fa devastò la discarica di Bellolampo «poteva essere evitato o almeno contenuto». Ne è convinta la Procura di Palermo, che ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente della Rap Giuseppe Todaro e del dirigente dell’area impianti Massimo Collesano. L’udienza preliminare è fissata per il primo ottobre. Secondo i magistrati, nell’impianto non sarebbero state rispettate le misure di prevenzione. In quelle ore la città era già stretta nella morsa degli incendi, ma a Bellolampo – sostengono gli inquirenti – il servizio di vigilanza predisposto contro le fiamme non sarebbe stato sufficiente. Tra le carenze contestate figurano l’assenza di un’adeguata autobotte con il cannone lancia-schiuma, la mancata collocazione della terra necessaria a soffocare i principi di incendio e la scarsa pulizia periodica di cespugli ed erbacce che possono favorire la propagazione delle fiamme. Violazioni, secondo l’accusa, del documento di valutazione del rischio e del piano di emergenza sottoscritti dalla stessa azienda. Nella vasca, inoltre, sarebbero stati presenti rifiuti integri, tessili e plastica non trattati e non adeguatamente coperti, che una volta bruciati avrebbero aggravato i danni ambientali. Todaro e Collesano respingono con decisione le accuse. Il presidente della Rap, in carica da pochi mesi al momento dei fatti, ha rivendicato l’impegno di operatori e tecnici nello spegnimento del rogo ed è convinto di poter dimostrare in aula la correttezza dell’operato dell’azienda. «La magistratura, su cui riponiamo massima fiducia, è tenuta a fare i dovuti accertamenti per ricostruire i fatti e verificare eventuali responsabilità rispetto a un evento straordinario - ha detto Todaro -. Nel mese di luglio del 2023, la Sicilia è stata devastata da un’ondata di incendi provocati da condizioni climatiche eccezionali e dalla mano criminale dei piromani. Solo nella provincia di Palermo, tra il 25 e il 27 luglio sono andati in fumo 15 mila ettari di territorio, più del 90 per cento dell’intera superficie bruciata dall’inizio dell’anno. Anche se in condizioni estreme, siamo sicuri di potere dimostrare la correttezza del nostro operato, certificato anche da tutte le contromisure attivate nel corso degli ultimi anni, in cui per fortuna non si sono più registrati episodi simili».