
Gli arresti sono maturati sulla base di una serie di riscontri investigativi, tra prove e testimonianze raccolte che alla fine hanno collimato. I militari hanno documentato gli spostamenti degli indagati in scooter nelle vicinanze dell’officina. L’obiettivo degli estortori era quello di incutere in questo modo timore, portandosi dietro un numero consistente di complici che potessero far capire che numericamente erano forti e allo stesso tempo temibili. Volevano lanciare il messaggio di non essere soli, ma di avere dietro un’organizzazione.
Poi ci sono state anche le testimonianze dei dipendenti dell’attività, ascoltati dai carabinieri dopo che il loro titolare aveva deciso di fare il grande passo di non cedere ai ricatti e alla violenza. Gli impiegati hanno confermato il clima di intimidazione. Per il giudice, la vicenda fotografa anche un mutamento negli equilibri criminali del quartiere.
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