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Il blitz antidroga a Carini e le intercettazioni. I veleni nel clan: «Sono pazzi»

L’operazione con 30 indagati, uno degli arrestati intercettato teme che qualcuno lo accusi di aver incastrato due membri del gruppo: «Io il primo a rischiare»

«Non vorrei che si fanno qualche brutto pensiero... e spargono qualche voce che devo diventare pazzo…», dice Lorenzo Pecoraino alla moglie mentre è in macchina, intercettato dai carabinieri il 20 aprile 2023.

A parlare è uno degli arrestati dell’operazione antidroga dei carabinieri che tre giorni fa ha sgominato tre gruppi criminali attivi tra la città, Carini, Capaci e Isola delle Femmine, culminata con 18 misure cautelari e un totale di 30 indagati. Un’organizzazione che non solo gestiva lo spaccio di cocaina e marijuana, ma usava minacce ed estorsioni contro i tossicodipendenti che non pagavano.

In quelle conversazioni registrate dentro l’auto, Pecoraino è preoccupato. È convinto che qualcuno, nella rete, sospetti di lui. Parla di accuse, smentite, tensioni. Racconta di un incontro con il fratello e lo zio di Roberto Gritto, altro indagato, che lo accuserebbero velatamente di essere stato la causa dell’arresto di due membri del gruppo: «Di solito ne prendevamo 50 grammi, giusto giusto il giorno dell’arresto 100…».

Pecoraino si difende, spiega che è pericoloso fare «soffiate» e che così si rischia. Ma intanto continua a sentirsi sotto controllo. E con la moglie commenta: «Cambiamoli i telefoni!». Le intercettazioni proseguono nei giorni successivi.

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