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Palermo, Palazzo Drago Airoldi di Santa Colomba: l’ermetismo scolpito nella pietra

L'edificio in corso Vittorio Emanuele tra i Quattro Canti e la Cattedrale, ha origini arabe. Risultanza di diverse stratificazioni, deve l’attuale aspetto a rimaneggiamenti settecenteschi

La facciata, le sale, gli affreschi, le grottesche e gli arredi. Ogni elemento di Palazzo Drago trasuda di bellezza ed è preziosa testimonianza non solo del fascino di Palermo ma anche del silente ermetismo del nobile casato.

Palazzo Drago Airoldi di Santa Colomba, in corso Vittorio Emanuele tra i Quattro Canti e la Cattedrale, ha origini arabe. Risultanza di diverse stratificazioni, deve l’attuale aspetto a rimaneggiamenti settecenteschi. Nel 1714 fu proprietà del Presidente Luogotenente Maestro Giustiziere del Regno, Marchese Casimiro Drago, erudito cultore di studi e scienze il cui figlio Biagio II, commissionò gli affreschi nelle volte delle sale. Nell’800 passò agli Airoldi, marchesi di Santa Colomba.

Ritengo che la costante dei due casati Drago e Airoldi di Santa Colonna fu la comune sapienza ermetica e l’affiliazione massonica evidente in molti elementi del palazzo. Padre Raffele Drago, infatti, figlio del marchese Biagio (1732) bibliotecario dell’abbazia di San Martino delle Scale, nonché lettore di teologia alla Reale Accademica degli Studi di Palermo, fu membro d’una loggia palermitana di dipendenza inglese. Stessa appartenenza sia per Monsignor Alfonso Airoldi che il fratello Stefano, figli di Giovan Battista marchese di Santa Colomba e di Teresa Reggio dei Principi di Aci Sant’Antonio e San Filippo, come risulta dal Catalogo dei Liberi Muratori presso l’Archivio Segreto Vaticano.

La dimora è ricca di richiami già nello stemma del casato posto nel timpano dell’imponente portone d’ingresso: un drago alato con coda da tritone e zampe di leone che contempla il sole. Ritengo sia anche allusione ai 4 elementi: fuoco, (fiamma che scaturisce dalle fauci); aria (ali), acqua (coda da sirena/tritone); terra (due zampe leonine richiamano la terra, mentre le altre due confluiscono in una pinna). Il drago – come il cognome del casato - è una delle figure ermetiche più forti e in questo caso rappresenta la sintesi della trasformazione degli elementi e la loro lavorazione mentre il sole indica lo zolfo, Sole dello spirito ossia l’oro filosofico.

Nel 1872 l'architetto Giovan Battista Filippo Basile, anch’egli, come rilevato in queste stesse colonne del Giornale di Sicilia, ben addentro all’ermetismo, eseguì lavori di perfezionamento.
L’edificio ha quattro elevazioni e il piano nobile ha varie sale: dell'Incarico, del Tromp l’oeil; dei balconi; neoclassica; dei Coralli, dei Piatti; dei Paggi.

Il portone d’ingresso conduce ad un ampio cortile quadrato con fontana. Da un’imponente scalinata fiancheggiata da due animali marmorei, s’accede alle sale del ricco piano nobile.

Nel salone principale, la Sala del Giudizio, spicca l’affresco firmato da Olivius Sozzi “Il Giudizio di Paride” (1745) raffigurante Paride tra le dee Era e Atena alla presenza di Minerva, musici, animali e putti, che dona ad Afrodite una mela. Sopra le nubi, Zeus ed Hermes osservano la scena mentre un putto indica con un dito della mano uno scudo ove è raffigurata l’immagine di una testa umana ibrida. I contorni della parte esterna sono ricchi di stucchi e raffigurazioni. Spicca in uno dei due medaglioni, una dama con una serpe e uno specchio in mano - allusione alla trasformazione degli elementi – che invita a mirarsi nello specchio e riflettere sulla propria esistenza. Quasi tutti i personaggi ossia Paride, le dee, i putti, Zeus ed Hermes ma in pose diverse, sono anche nella volta dell’affresco della stanza precedente, la sala dell’Incarico.

Nella Sala Trompe l’Oeil, la pavimentazione, grazie a un gioco di forme percepibile aguzzando la vista, raffigura ripetutamente il Sigillo di Salomone, unione dei due triangoli rivolti uno verso l’alto (fuoco) e l’altro verso il basso (acqua). Lo stesso Sigillo è in stucchi e affreschi.

Una vetrina custodisce un anello e un’antica pietra con incisa quella che sembra una croce templare circondata tra quattro cerchi che, secondo lo storico Giuseppe Giacino, può essere la stilizzazione della croce di Gerusalemme composta da croce nastriforme e quattro ciondoli stilizzati di rose che ricorda la croce lombarda.

Attigua alla Sala dei Piatti un tempo adibita a sala da pranzo, l’attenzione è catturata dal ritratto di un giovane frate in riflessione con mano al mento che rammenta Giordano Bruno.

Un piccolo vano custodisce un Fonte Battesimale seicentesco con tre Pale Senesi del Quattricento. Al cui centro, una bella Madonna con mano disposta a “mudra” stringe un petalo e con l’altra tiene Gesù non più neonato ma fanciullo coperto da velo, con un pesce in mano mentre con l’altra sfiora il manto della Vergine. Proseguendo, si osservano diversi altri stemmi del casato Drago, grottesche con raffigurazione di cavalli alati, conchiglie e animali mitologici che permettono al visitatore di addentrarsi in un mondo pregno di allegorie.

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