Palermo, passano allo Stato i beni di due condannati per mafia e di uno per spaccio. I nomi e i provvedimenti
I carabinieri del nucleo investigativo del comando Ppovinciale di Palermo hanno dato esecuzione a tre provvedimenti emessi dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione. Il primo ha riguardato la confisca di primo grado dei beni, già sottoposti a sequestro nell’ottobre del 2024, riconducibili a Stefano Bologna nato a Palermo il 18 aprile 1962. Con gli altri due provvedimenti, dichiarati irrevocabili rispettivamente con sentenza della Corte di Cassazione e della Corte di Appello di Palermo, sono stati confiscati definitivamente i beni, già sottoposti a confisca di primo grado, riconducibili a Tommaso Di Giovanni nato a Palermo il 7 giugno 1966 e a Nicolò Testa nato a Bagheria il 9 aprile 1962, deceduto nel 2023. In virtù di tali decreti, l’ingente patrimonio agli stessi riconducibile, è entrato definitivamente a far parte del patrimonio dello Stato. Stefano Bologna, era stato arrestato nell’ottobre del 2021 nell’ambito dell’operazione denominata “Nemesi”, perché ritenuto responsabile di plurime cessioni di hashish e marijuana, riportando una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione. L’indagine aveva delineato l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti operante nel quartiere Sperone di Palermo. Tra gli aspetti di rilievo vi era il coinvolgimento negli illeciti traffici di interi nuclei familiari, pronti ad avvalersi anche di minorenni per la cessione degli stupefacenti. Gli spacciatori usavano, indistintamente, gli inospitali meandri degli edifici, le strette vie del quartiere, le abitazioni dei promotori e, addirittura, le camerette dei figli minori, con funzioni di stoccaggio, lavorazione e spaccio. L’odierno provvedimento di confisca di primo grado riguarda i seguenti beni, del valore complessivo di circa 500 mila euro:
- un bar sito a Bagheria, con relativo complesso dei beni aziendali;
- 4 rapporti bancari.
Tommaso Di Giovanni, era stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Palermo, nel marzo del 2019, nell’ambito dell’operazione denominata “Atena”, con l’accusa di aver diretto, unitamente ai fratelli, il “mandamento mafioso di Porta Nuova”, venendo condannato in via definitiva ad anni 15 e mesi 6 di reclusione. In passato è stato tratto in arresto anche nell’ambito delle operazioni di servizio denominate “Perseo” e “Pedro”. L’odierno provvedimento di confisca irrevocabile riguarda i seguenti beni, del valore complessivo di circa 700 mila euro:
- impresa individuale ed intero complesso dei beni aziendali di impresa individuale, con sede in Palermo, avente attività di commercio al minuto di carni;
- fabbricato composto da 10 vani su tre elevazioni sito in Palermo;
- abitazione di tipo ultrapopolare sito in Palermo;
- la metà di un locale per uso commerciale sito in Palermo.
Nicolò Testa era stato tratto in arresto, nel 2015, nell’operazione “Panta Rei” con l’accusa di aver retto la “famiglia mafiosa di Bagheria”, in particolare per essere stato un punto di riferimento per l’imposizione delle estorsioni nell’area di influenza, riportando una condanna di primo e secondo grado a 13 anni e 6 mesi di reclusione. Ancor prima, era emerso quale soggetto interessato personalmente nella complessa gestione, nel comprensorio bagherese, della latitanza di Bernardo Provenzano, oltre ad essere persona di fiducia del noto esponente mafioso Giuseppe DI FIORE. Nel giugno del 2022 era tornato in libertà. L’odierno provvedimento di confisca irrevocabile riguarda i seguenti beni, del valore complessivo di circa 800 mila euro:
- impresa individuale, operante nel settore edile, con relativo complesso dei beni aziendali, costituito in particolare, da ulteriori due imprese operanti nel medesimo settore e numerosi mezzi di trasporto ed industriali;
- 2 appezzamenti di terreno.