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Addio a Martinez, arguto maestro di cronaca e di vita

PALERMO.MORTO IL GIORNALISTA NINO MARTINEZ.Ph.Alessandro Fucarini.

Diceva di essere nato morto, cent’anni fa. Salvato per miracolo durante un brutto parto. Braccio e mano con nervi e tendini recisi. «Ma con la sinistra buona, quella del cuore». Come ripeteva sin da ragazzo correndo al liceo dalla sua dolce Maria Stella, stupita da forza e vitalità, allegria e generosità di Nino Martinez, il gigante del giornalismo che ci ha lasciato ieri. Con sorpresa di tutti gli amici raccolti lo scorso 5 novembre attorno alla torta dei 100 anni. Convinti del miracolo derubricato da Nino a distrazione del Cielo: «Lassù si sono confusi. Dimenticato. Non mi chiamano più».

Ci eravamo illusi che fosse davvero eterno confrontandolo con longevi coetanei andati via ben prima di lui, dal grande Indro Montanelli a Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica che ragionava con Dio e parlava con Papa Francesco quando si spense, a 98 anni.

Abbracciato alla sua Stella, settant’anni insieme, coccolato dalle figlie Odette e Amelia, il sorriso dell’amata nipote Giovanna come linfa vitale, Nino aveva continuato a scrivere caustici aforismi frequentando con disinvoltura il mondo di Facebook, Instagram ed altri social, mai scoraggiato dalle diavolerie moderne perché in un secolo le aveva viste nascere tutte.

La pena adesso è grande, ma restano tanti suoi divertenti libri e gli articoli scritti per il Giornale di Sicilia dove, pur organizzando per quaranta anni le pagine delle cronache regionali, donava ogni settimana ai lettori una rubrica di quadretti familiari con i quali conquistò un pubblico sempre più ampio. Prendendo in giro sé stesso, raccontando un uomo assediato in casa da sole donne, moglie e figlie, tre grazie, tre muse ispiratrici, protagoniste di spassose dispute casalinghe.

Partiva dalla satira domestica come metafora estesa alla politica, sempre puntando con leggerezza al cuore di questioni cruciali per la vita pubblica. Capace di bacchettare con l’eleganza di un sofisma pure gli amministratori di Palermo: «La loro cattiva gestione provoca la nostra cattiva digestione». Anche durante decenni gravosi, soffocati com’eravamo da contesti opachi e da una mafia assassina, chi lavorava al giornale di via Lincoln in quello stanzone delle Cronache trovava sempre il sorriso arguto e disincantato di Nino.

Una carica di energia senza fine. Frutto di una passione professionale scoperta quando redazione e tipografia stavano ancora in un edificio attiguo alla Stazione centrale. Quel ragazzo del ’24 ci era arrivato a 19 anni. La notte lui faceva i turni fra le vecchie linotype e le bombe che distruggevano i palazzi tutt’intorno. Costretto ad appisolarsi su una cassapanca, senza potere avvertire la famiglia, irraggiungibile, in via Notarbartolo. Tessere di un mosaico di vita avviata fra le ombre del Ventennio, vissuta nel terrore della guerra, viatico per apprezzare la gioia della pace.

Una lezione di vita, per noi. Ce ne ricorderemo di questo uomo buono che con la sua ironia ci ha aiutato a riflettere, a sorridere, a vivere. La mano sinistra, quella del cuore, sempre tesa. Per dare, per dividere. Anche lo stipendio. Come accadeva quando Maria Stella preoccupata lo vedeva correre verso la baraccopoli sul greto dell’Oreto per distribuire viveri e soldi. Generosità ben nota negli ultimi anni a un buon uomo, malato e senza niente, accovacciato in un angolo di via Petrarca, assente a giorni alterni per la dialisi. A lui pensava Nino nelle ultime settimane. E raccomandava: non un fiore per me, meglio un piccolo dono per lui che non sa come far campare i figli. Altra lezione di vita per noi che abbiamo avuto la fortuna di lavorare accanto al nostro decano, tessera numero 51296.

I funerali si svolgeranno domani alle 10 nella chiesa di San Giuseppe Cottolengo. Alla famiglia di Nino Martinez le condoglianze del Giornale di Sicilia.

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