
La notizia è destinata a far discutere: Giorgio Cristiano, il nipote dell’ex boss Giovanni Brusca, gestisce un albergo in pieno centro a Palermo, l’hotel Garibaldi, sequestrato alla mafia nel 2020. Ad assegnarlo alla sua società, la Cribea srl, è stato, nel 2021 il tribunale di Palermo col parere favorevole della Procura del capoluogo, della Questura e dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. La
vicenda è stata pubblicata sul sito Fanpage.it.
«E' urgente effettuare opportuni approfondimenti sulla notizia che ci lascia sgomenti, soprattutto perché corredata da diverse fonti ufficiali che l’hanno confermata. In Sicilia questo tipo di segnali sono destabilizzanti e rischiano di vanificare decenni di successi nel contrasto a cosa nostra, per il quale in tanti hanno anche sacrificato la propria vita», commenta il segretario regionale del Pd Sicilia Anthony Barbagallo, che è anche segretario della Commissione nazionale antimafia.
Secondo quanto apprende l’Ansa, a proporre al tribunale l'affitto dell’hotel alla Cribea srl è stato l’allora amministratore giudiziario della struttura che rientrava nel patrimonio del costruttore mafioso Francesco Paolo Sbeglia. L'amministratore ha fatto presente che Giorgio Cristiano aveva manifestato la volontà di subentrare nella gestione dell’attività, stipulando un contratto di locazione dei locali appartenenti alla società di Sbeglia, la Cedam srl, in sequestro, dopo aver definito con una transazione le pendenze della società stessa.
Il tribunale ha raccolto i pareri della Questura di Palermo, che ha svolto i suoi accertamenti, della Procura, favorevole alla proposta transattiva, e dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Tutti si sono detti favorevoli. Peraltro è stato accertato che il procedimento di prevenzione patrimoniale a carico del padre di Cristiano, Salvatore, si era concluso con un nulla di fatto e che questi non era risultato prestanome di Brusca. Il tribunale ha stabilito allora che nulla impedisse la stipula della locazione con la Cribea srl aggiungendo però una clausola risolutiva del contratto nel caso
in cui dovessero emergere apporti tra Cristiano e ambienti mafiosi.
Tra i motivi della decisione dei giudici, presa in pieno Covid, quindi in un momento di grande crisi per il settore alberghiero, c'era anche la possibilità, con la concessione della gestione, di garantire alla società in sequestro di restare in vita e mantenere una redditività.
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