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La strage di Altavilla. Kevin non è morto in silenzio, il morso alla santona. «Lotta disperata per salvarsi»

I terribili particolari della strage di Altavilla: il ragazzo si ribellò e colpì Sabrina Fina. Poi il padre, Giovanni Barreca, aiutò i «fratelli di Dio» a immobilizzarlo e a incaprettarlo

Kevin Barreca, 16 anni, non è morto in silenzio. Tra le 5 del mattino e le 14 del 10 febbraio di un anno fa, ha lottato, morso e graffiato fino a quando ha smesso di respirare dopo essere stato legato mani e piedi con una catena arrugginita e con alcuni cavi elettrici.

Accusati di avere ucciso il ragazzo, morto assieme alla mamma Antonella Salamone e a Emmanuel, il fratello più piccolo di 5 anni, sono il capofamiglia Giovanni Barreca - marito e padre delle vittime - e i due coniugi Sabrina Fina e Massimo Carandente, imputati al processo che si sta celebrando in Corte d’assise per omicidio e soppressione di cadavere.

Nel procedimento parallelo, davanti al tribunale dei minori, la figlia dell’ex imbianchino, diciassettenne all’epoca dei fatti, è già stata condannata in primo grado a 12 anni e 8 mesi e ora è in attesa dell’appello, fissato per dicembre.

I segni della lotta sarebbero rimasti impressi addosso a Sabrina Fina, soprattutto un morso al polpaccio sinistro. Gli inquirenti hanno affidato l’ecchimosi all’esame di un odontologo forense, lo specialista che analizza i morsi umani per stabilirne l’origine e l’autenticità. La ferita, come è stato spiegato in aula, dimostrerebbe che Kevin cercò di opporsi, almeno nella fase finale, a ciò che stava accadendo.

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