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L'hostess palermitana morta a Vienna: la famiglia chiede il sequestro della cartella clinica e dei vestiti della giovane

La famiglia della giovane non crede all’ipotesi del suicidio avanzata dai magistrati austriaci che hanno rapidamente chiuso il caso. Da qui l’esposto alla Procura di Palermo che ha iscritto nel registro degli indagati per istigazione al suicidio il fidanzato di Aurora, in casa quando l’hostess è caduta dal balcone

L’ultima richiesta è di oggi ed è stata presentata dall’avvocato dei familiari di Aurora Maniscalco, l’hostess precipitata dal balcone dell’alloggio che divideva col fidanzato a Vienna e morta dopo qualche giorno in ospedale. Il legale, che assiste la zia, il padre e la madre della ragazza, ha inviato alla pm Ludovica D’Alessio, che sta coordinando le indagini sulla morte della 24enne, una istanza in cui si chiede l’acquisizione e il sequestro urgente della cartella clinica e il sequestro, presso l’ospedale Generale di Vienna (Akh Wien), degli indumenti e di tutti gli effetti personali, inclusa la catenina, che Aurora indossava al momento della caduta. I reperti - secondo i familiari - sono indispensabili per gli accertamenti tecnico-scientifici necessari a cercare tracce biologiche di terzi, fibre o altri elementi indicativi di una colluttazione.

La famiglia della giovane non crede all’ipotesi del suicidio avanzata dai magistrati austriaci che hanno rapidamente chiuso il caso. Da qui l’esposto alla Procura di Palermo che ha iscritto nel registro degli indagati per istigazione al suicidio il fidanzato di Aurora, in casa quando l’hostess è caduta dal balcone.

L’avvocato Raffadale chiede anche che vengano acquisite tutte le registrazioni video dai sistemi di sorveglianza installati nei pressi dell’immobile a Vienna, in via Universumstrasse 23-29, e nelle immediate vicinanze e di esaminare il cellullare di Aurora e del fidanzato Elio Bargione.

E’ stato chiesto, inoltre, alla polizia austriaca di eseguire un nuovo sopralluogo nell’appartamento per cercare tracce o elementi biologici che possano indicare una dinamica dei fatti diversa da quella suicidaria.

Nel lungo elenco delle istanze fatte dalla famiglia c'è anche un accurato esame dattiloscopico sulla balaustra dell’appartamento e l’acquisizione della documentazione fotografica realizzata dalle forze dell’ordine austriache intervenute sul luogo. Infine è stato richiesto di sentire una donna ripresa in un filmato depositato che ha riferito di continui e accesi litigi tra la vittima e il convivente e il testimone al quale Elio Bargione avrebbe fornito due versioni, contrastanti secondo il legale, dell’accaduto.

Secondo il legale, è necessario, alla luce dell’autopsia eseguita all’istituto di medicina legale di Palermo, ascoltare di nuovo anche i due testimoni che hanno raccontato che la giovane sarebbe caduta sbattendo prima la testa. Cosa diversa da quanto sarebbe emerso dall’esame sul corpo di Aurora.

Bargione ha sempre sostenuto che la fidanzata si sarebbe buttata dal balcone dopo una lite, mentre i familiari hanno escluso l’ipotesi del suicidio e raccontato di tensioni nella coppia. Mesi fa Aurora avrebbe interrotto una gravidanza e in ospedale avrebbero annotato che la ragazza presentava segni di violenza. Anche su questo indagherà la procura.

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