Palermo

Mercoledì 09 Luglio 2025

Palermo, i retroscena sull'imprenditore sequestrato e rapinato: altri due arresti

A distanza di sette mesi, la Squadra mobile ha stretto il cerchio su altri due presunti complici di un sequestro lampo e di una rapina pianificata lo scorso anno nei minimi dettagli. Si tratta di S.A., 49 anni, e S.A., 20 anni, entrambi palermitani, arrestati venerdì scorso in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura. I due sono ritenuti responsabili, insieme a Pietro Rosone, 58 anni, e Vincenzo Verducci, 70 anni, di rapina pluriaggravata, sequestro di persona e ricettazione. Secondo la ricostruzione degli investigatori della sezione antirapina, il ventenne avrebbe partecipato alla pianificazione e all’esecuzione materiale dell'agguato mentre l'altro sarebbe un altro degli autori materiali del blitz in casa. L’episodio risale al 30 novembre scorso. G.M., imprenditore palermitano di 37 anni, era stato bloccato in auto da un'altra macchina e costretto a tornare a casa sotto la minaccia delle armi. All’interno dell’abitazione fu obbligato a consegnare contanti, oggetti di valore, orologi, penne pregiate e le armi custodite in un armadio blindato e in una cassaforte, oltre a diversi monili appartenuti ai defunti genitori. Gli agenti hanno recuperato in totale una pistola Beretta calibro 9x21, una Colt calibro 7,65, due revolver calibro 38, una Ruger 38 special, una pistola calibro 6,35, un fucile e una doppietta. L’allarme era scattato grazie a una telefonata: un amico, durante una conversazione con G. M., aveva sentito urla e minacce e quindi aveva subito avvertito le forze dell'ordine. Sul posto erano arrivate le volanti Delta A-C, Calatafimi e altre pattuglie, per una serie di controlli tra via Scorzadenaro, dove era avvenuto il rapimento, e via Altofonte. G.M., in preda al panico, riuscì a fuggire e a segnalare la posizione dei suoi aggressori, oltre ad avvertire gli agenti: «Occhio, hanno le armi, me le hanno prese». Rosone e Verducci, quest'ultimo senza fissa dimora, furono arrestati subito per il sequestro lampo: entrambi sono vecchie conoscenze delle forze dell’ordine per precedenti furti e rapine. Addosso ai due fu trovata parte della refurtiva, tra cui due fedi in oro appartenute ai genitori di G.M. e lo smartphone dell’imprenditore. All’interno di una federa di cuscino furono scoperti altri gioielli, armi, orologi e denaro. Nella zona del blitz furono sequestrate anche una Fiat Panda con targhe contraffatte e una Smart Fortwo riconducibile alla sorella di Rosone, utilizzata per gli spostamenti durante il colpo. Nel corso dell’operazione fu rinvenuto anche un passamontagna e una felpa grigia abbandonata durante la fuga da uno dei due complici che sono finiti ora in manette. Le indagini hanno permesso di ricostruire con precisione i ruoli e i movimenti del gruppo. Prima di agire, gli indagati avrebbero sorvegliato l’abitazione per giorni, studiando abitudini e orari della vittima. Decisivi, oltre alle intercettazioni telefoniche e ambientali, i tabulati, i filmati delle telecamere e soprattutto il racconto dettagliato dell’imprenditore. La Procura contesta al gruppo una violenza particolarmente organizzata, con l’uso di armi da fuoco, maschere e travestimenti.

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