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Comuni, assunti 1.600 Asu, ma gli impiegati sono pochi

l’Anci Sicilia evidenzia «le problematiche legate alla riorganizzazione del personale, a cominciare dalla disparità contrattuale di quei precari storici che sono stati sì stabilizzati, ma a fronte di un monte ore molto basso, mentre resta una carenza cronica di figure professionali qualificate»

Non può certo definirsi improvvisa, ma l’accelerazione c’è stata, da quota 295 registrata dieci mesi fa fino alle 1.600 unità rilevate in queste ore, quando mancano all’appello ancora 900 persone sul totale dei 2.500 Asu da assumere a tempo indeterminato nei Comuni dell’Isola, pescando dal fondo da 79 milioni di euro appositamente stanziato da Palazzo d’Orleans con la Finanziaria 2024 per venire incontro a una platea che, considerando anche chi è impegnato nei dipartimenti della Regione e le Coop arriva a 3.700 unità.

A pungolare le amministrazioni comunali, lo scorso settembre, era stato l’assessore regionale al Lavoro, Nuccia Albano, che in una nota invitava gli enti locali a completare l’iter burocratico per la stabilizzazione e a non perdere una grande «occasione, per i municipi a corto di personale, e per i lavoratori che, dopo 30 anni di precariato, sperano in una soluzione occupazionale definitiva». Una richiesta alla quale i Comuni, all’inizio, hanno risposto alla spicciolata, ma poi il ritmo dei contratti è a mano a mano aumentato, coprendo ad oggi il 65% degli Asu coinvolti, mentre per la restante parte, ricordano dal Dipartimento regionale del Lavoro diretto da Ettore Foti, la data ultima per centrare l’assunzione è il 30 giugno 2026.

Il consiglio, però, resta sempre quello di non ridursi a correre contro il tempo, anche per gli enti che avessero esigenza di contrattualizzare da qui a fine dell’anno, visto che le istanze andrebbero comunque presentate alla Regione entro il prossimo settembre, altrimenti, per ragioni di contabilità, gli uffici non potrebbero impegnare la spesa e anticipare le somme per gli stipendi, rimandando il tutto al 2026.

Intanto, l’Anci Sicilia, l’Associazione dei Comuni, per voce del segretario generale Mario Emanuele Alvano, plaude all’accelerazione impressa «da gran parte degli enti locali», esprimendo «ottimismo» per le pratiche mancanti, ma evidenziando al contempo «le problematiche legate alla riorganizzazione del personale, a cominciare dalla disparità contrattuale di quei precari storici che sono stati sì stabilizzati, ma a fronte di un monte ore molto basso, mentre resta una carenza cronica di figure professionali qualificate.

Senza dimenticare che nell’ultimo decennio i dipendenti assunti a tempo indeterminato nelle amministrazioni comunali siciliane è passato da 57.697 a 36.828 unità - di cui circa 12 mila, per l’appunto, precari storici con monte ore ridotto - registrando una perdita del 36%», di dieci punti superiore (al ribasso) rispetto alla media nazionale, pari a -25,7%. Tra il personale attualmente in servizio, inoltre, «una buona parte è prossima alla pensione e l’età media è di circa 55 anni, con pochi giovani neolaureati e con un impatto facilmente immaginabile sui processi di digitalizzazione, a partire dalla gestione dei pagamenti telematici. Il tutto, in una fase in cui il lavoro in Comune è tra i meno ambiti nell’ambito dell’amministrazioni pubblica». (*ADO*)

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