
Li chiamano amori malati. Sono quei rapporti che continuano a tenere legate le donne al compagno che le maltratta, le umilia e le deride. Dominate nelle azioni, manipolate nei pensieri, attaccate come l’edera ad un sentimento che non le fa stare bene. Anzi, le fa soffrire.
Eppure da quell’uomo non riescono a staccarsi: lo lasciano e tornano a bussare alla sua porta. Si chiama dipendenza affettiva e la «cura» viene proposta tre volte alla settimana al centro dell’Asp, al civico 5, di via Antonio Furitano. Nella stessa sede vengono accolti i ludopatici (l’età media dei giocatori seriali è scesa a 12 anni) e i giovanissimi dipendenti dai social, anche questa una fetta di «clienti» in crescita.
«La dipendenza affettiva non è una diagnosi inquadrabile come disagio mentale», spiega la psichiatra Francesca Picone, direttore dell’Unità Modulo 9 del Dipartimento Salute Mentale dell’Asp.
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