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L'alluvione di Casteldaccia, in appello pene più basse e una assoluzione

Nove persone morirono intrappolate in una villetta travolta dalle acque del fiume Milicia. Due anni di carcere per il sindaco Giovanni Di Giacinto e un anno e 10 mesi per il proprietario della villetta Antonio Pace. Assolta l’architetto e responsabile della Protezione civile comunale Maria De Nembo

La villa dove nove persone, tra cui donne e bambini, sono morti a causa dell'esondazione del fiume Milicia

Pene ridotte e un’assoluzione per la prima strage di Casteldaccia (Palermo), quella in cui, il 3 novembre del 2018, morirono nove persone, tra cui quattro bambini, travolti da un’alluvione che le sorprese in una villetta in campagna. L’anno scorso, nello stesso paese, persero la vita cinque operai, deceduti in un incidente sul lavoro.

La seconda sezione della Corte d’appello di Palermo ha portato da 3 a 2 anni la pena per il sindaco, Giovanni Di Giacinto, che ha ottenuto la sospensione; un anno e 10 mesi (da 3 anni) è la condanna inflitta al proprietario della villetta, Antonio Pace, mentre è stata assolta l’architetto e responsabile della Protezione civile comunale, Maria De Nembo, a sua volta condannata a tre anni in primo grado e difesa dall’avvocato Pasquale Contorno. Secondo il collegio presieduto da Gabriella Di Marco, che ha riformato la sentenza del Tribunale di Termini Imerese (Palermo) per lei il fatto non sussiste.

Le nove persone rimasero intrappolate nella villetta, letteralmente sommersa dalla piena del fiume Milicia alimentata da un nubifragio durato giorni. La costruzione era abusiva e una sentenza del Tribunale del 2010 imponeva di demolirla, ma l’ordine era stato disatteso ed era stata data in affitto a Giuseppe Giordano e alla sua famiglia. Morirono Francesco Rughoo, Monia, Antonio, Marco, Federico e Rachele Giordano, Nunzia Flamia, Matilde Comito e Stefania Catanzaro.

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