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L'hostess morta a Vienna, il padre: «Siamo stati trattati male dalle autorità austriache»

«Era una ragazza serena e sensibile, parlava dei suoi problemi con la mia ex moglie, la quale poi mi riferiva sempre se c'era qualcosa che non andava – prosegue il genitore – amava gli animali e da bambina salvava tutti i gattini che trovava per strada, quelli più sfortunati. Un giorno le dissi, scherzando, che avremmo potuto aprire un negozio di animali, perché ne avevamo già abbastanza». IL papà di Aurora Maniscalco, Francesco, si lascia andare ai primi ricordi che gli vengono in mente. Cerca di capire se a loro genitori fosse sfuggito qualcosa, qualche segnale. Ma niente, Aurora era «serena».

Il padre accoglie con amarezza la decisione delle autorità austriache: «Non hanno sequestrato l'appartamento, non hanno sequestrato i telefoni e non hanno chiesto nemmeno l'acquisizione delle telecamere di video sorveglianza – dice – e pensano di aver già capito tutto. La nostra battaglia non finisce qui. Siamo stati trattati molto male dalle autorità austriache, ci hanno rimpallato tra un ufficio e un altro, senza pietà. Noi non cerchiamo fantasmi ma vogliamo solo sapere la verità sulla morte della nostra Aurora».

«La famiglia nominerà un legale austriaco che lavorerà al mio fianco – spiega l'avvocato palermitano dei Maniscalco, Alessandro Raffadale - per impugnare la decisione dopo averne letto le motivazioni».

I genitori di Aurora hanno presentato un esposto anche alla procura di Palermo e la speranza è che «i pm del capoluogo palermitano possano chiedere il sequestro della salma anche all'estero – specifica il legale – quindi, in questo caso, verrebbe trasportata in Italia, sotto il controllo della polizia e l'autopsia potrebbe essere comunque disposta». Anche se per legge in caso di reati contro cittadini italiani all’estero la competenza a indagare spetterebbe alla della procura di Roma e «in questo caso - dice Raffadale - il procedimento potrebbe essere sempre trasferito a loro»

 

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