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Morti sul lavoro, l’allarme dei sindacati: «Non accettiamo più questa strage silenziosa»

Mai più morti sul lavoro entro il 2030

Non si ferma la lunga scia di sangue che continua a bagnare i luoghi di lavoro in Sicilia. L’ultima tragedia è avvenuta in una cava a Castronovo, in provincia di Palermo, dove un lavoratore ha perso la vita. Una notizia che scuote ma non sorprende, perché si inserisce in un contesto già drammaticamente noto: la Sicilia è una delle regioni italiane con il più alto tasso di morti sul lavoro. A lanciare l’ennesimo grido d’allarme sono i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Sicilia, che denunciano una situazione ormai insostenibile e chiedono con forza interventi concreti.

Alfio Mannino (Cgil), Leonardo La Piana (Cisl) e Luisella Lionti (Uil), insieme ai rispettivi segretari confederali, parlano chiaro: «Un altro lavoratore non tornerà a casa. Da troppo tempo denunciamo condizioni di lavoro scadenti, spesso al limite del disumano. Non possiamo più accettarlo».

I sindacati puntano il dito contro quelle aziende che mettono il profitto davanti a tutto, anche alla sicurezza e alla salute dei lavoratori. Secondo i dati emersi dalle ispezioni nei cantieri e nei luoghi di lavoro, oltre il 70% delle aziende controllate presenta irregolarità gravi. Le violazioni riguardano sorveglianza sanitaria assente, mancanza di formazione, rischi elettrici, cadute dall’alto, uso scorretto di macchinari: tutto ciò che dovrebbe essere prevenuto, è invece spesso ignorato.

Già lo scorso maggio, al tavolo permanente sulla Salute e Sicurezza, Cgil, Cisl e Uil avevano proposto misure concrete: più ispettori, coordinamento tra le forze di controllo, risorse per la prevenzione e limiti all’uso del subappalto. Hanno chiesto anche norme nei bandi pubblici per garantire l'applicazione dei contratti collettivi firmati dai sindacati rappresentativi, così da arginare il fenomeno del dumping contrattuale.

Ma nulla si è mosso. Anche sul fronte dello stress termico, un tema ormai attuale in un clima sempre più estremo, le richieste dei sindacati sono rimaste inascoltate. «Puglia, Emilia-Romagna e Toscana hanno già adottato ordinanze per fermare le attività nelle ore più calde – denunciano – ma in Sicilia ancora nessuna risposta».

Adesso, le sigle sindacali chiedono al presidente della Regione Renato Schifani di convocare urgentemente il Tavolo di Concertazione, affinché diventi uno strumento operativo e non solo formale. «La sicurezza non può essere oggetto di compromessi o indifferenza. Se non ci saranno risposte immediate – avvertono – non escludiamo la mobilitazione».

Ma non si ferma qui la denuncia. Dal fronte della Filca Cisl Sicilia arriva anche una proposta concreta a sostegno delle famiglie delle vittime sul lavoro. Durante l’esecutivo regionale tenutosi a Monreale, nella sede simbolica del Parlamento per la Legalità, il segretario Paolo D’Anca ha chiesto che i familiari dei lavoratori deceduti siano sostenuti dallo Stato al pari delle vittime di mafia e femminicidio. «Si tratta spesso di famiglie monoreddito – spiega – dove l’unico sostegno economico era proprio chi è venuto a mancare. Dobbiamo offrire loro un aiuto concreto, è un atto di civiltà».

D’Anca sottolinea anche come l’edilizia sia un settore fragile, facilmente esposto a infiltrazioni criminali, e come sia necessario rafforzare la legalità per tutelare i lavoratori. Una visione condivisa anche da Nicolò Mannino, presidente del Parlamento per la Legalità: «Queste battaglie danno voce a chi non ce l’ha più. Solo con la forza della cultura e della legalità possiamo cambiare davvero le cose».

Intanto, però, le morti sul lavoro continuano. E i sindacati lanciano l’ennesimo appello, perché questa strage silenziosa smetta di essere ignorata.

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