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Sanità e appalti, la rete dei faccendieri tra affari e politica: ai raggi X l'operato di burocrati e politici

Quattordici indagati nel nuovo capitolo della tangentopoli siciliana ma non è finita

«Una rete di faccendieri, imprenditori e pubblici ufficiali infedeli che si alimenta delle sue infinite entrature presso i plessi più nevralgici dell’amministrazione sanitaria regionale e della politica». Nell’atto d’accusa sul giro di mazzette e appalti in Sanità che due giorni fa ha portato ad arresti e sequestri, i giudici indicano di Antonino Maria Sciacchitano, detto Ninni, commercialista con importanti incarichi pubblici, il protagonista di un sistema deviato per drenare risorse e vincere le gare.

Il gip Carmen Salustro spiega che i pm nella loro richiesta hanno ravvisato «un assai elevato e attuale pericolo di inquinamento probatorio per tutti gli indagati», argomentando che l’indagine «non ha ancora chiarito quali responsabilità di terzi siano connesse alle vicende allo stato contestate provvisoriamente nei capi di imputazione né a quale profondità sia giunta la capacità infiltrativa della rete».

Il sospetto è che senza l’appoggio di burocrati e politici gli affari non sarebbero potuti andare in porto. A leggere le carte dell’inchiesta, con quattordici indagati, sembra che in Sicilia la tangentopoli non sia mai finita.

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