
Il messaggio è chiaro, ribadito ieri sulle pagine di questo giornale dal capo della task force anti-siccità Salvo Cocina: anche se l’Isola è ancora in emergenza, per quanto riguarda l’utilizzo potabile delle risorse idriche questa estate non sarà drammatica come quella del 2024.
Ma al contempo, fanno sapere dalla stessa Cabina di regia, sul fronte agricoltura la situazione resta assai critica, quantomeno nel versante occidentale, lì dove la pioggia primaverile «è caduta segnando un 30% di acqua in meno rispetto alla media, per la quarta stagione consecutiva, tanto che i bacini risultano meno pieni rispetto a giugno dello scorso anno», quando la crisi era già all’apice.
Così, se da una parte le città potranno contare sui tre dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle e sui pozzi scavati in questi mesi dalla Regione, per le campagne si prevedono non poche difficoltà.
Cinque impianti osservati speciali: Rosamarina, Poma e Garcia nel Palermitano, Castello nell’Agrigentino e Trinità nel Trapanese. La task force regionale ha prospettato l’ipotesi di attingere ai volumi morti – quelli parzialmente infangati – attraverso zattere di galleggiamento per garantire le irrigazioni di soccorso. A preoccupare sono soprattutto Poma, Garcia e Trinità, che oggi scontano, rispettivamente, ammanchi del 24, 23 e 68% rispetto al 2024.
Ma alla lista andrebbe aggiunto anche il bacino di Jato, sul quale Confcooperative Palermo ha già lanciato un Sos, anche per lo stato in cui versano le condutture. Intanto, il Servizio informativo agrometeorologico siciliano conferma che nonostante le intense precipitazioni dello scorso maggio «l’accumulo di nuove riserve idriche nelle dighe è assai limitato».

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