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Le concessioni per i trasporti nelle isole minori: «Crocetta non fu corrotto»

Rese note le motivazioni della della sentenza che il 26 novembre scorso aveva scagionato lo stesso ex presidente della Regione e l’armatore Ettore Morace

Sia nel 2016 che a marzo 2017, il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta aveva agito «nell’ottica politica di promuovere il turismo e di venire incontro alle istanze delle amministrazioni, della popolazione delle isole minori, di albergatori e operatori commerciali: in tal senso mancherebbe il nesso di corrispettività e la vendita della funzione». Lo scrive la terza sezione del Tribunale di Palermo, nelle motivazioni della sentenza che il 26 novembre scorso aveva scagionato lo stesso Crocetta, l’armatore Ettore Morace e l’ex collaboratore del governatore siciliano, Massimo Finocchiaro.

L’ipotesi era di corruzione perchè in cambio di «utilità», Crocetta avrebbe prima «cucito» un bando su misura in favore della compagnia Ustica Lines, successivamente diventata Liberty Lines; consentendole di mantenere il monopolio nei collegamenti marittimi con le isole minori; poi i tre imputati avrebbero concordato e fatto partire una proroga del servizio, nel 2017, in cambio di un contributo elettorale di 5 mila euro con cui Morace finanziò il movimento politico ‘Riparte Sicilià, fondato da Crocetta. Nel dibattimento, di fronte al collegio presieduto da Fabrizio La Cascia, le imputazioni non sono state confortate dai necessari riscontri. Come dimostrato dagli avvocati Vincenzo Lo Re, Giovanni Di Benedetto, Marcello Montalbano e Nunzio Rosso, «l’interesse di Crocetta nell’estate 2016 sarebbe stato spontaneo e non indotto». Il presidente avrebbe manifestato sensibilità «verso talune problematiche proprie dell’isola di Lipari, tra cui quella relativa alla necessità di completare la costruzione di un molo nell’area portuale».

I giudici argomentano sostenendo che, «per quanto i fatti si siano svolti mentre erano in corso approfondite indagini e intercettazioni, non fu raccolta alcuna prova nè fu registrata alcuna conversazione sul punto. Il 19 maggio 2017, quando ricevette l’avviso di garanzia, Crocetta chiamò l’allora assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello», che si era occupata anche del movimento politico che aveva sostenuto Crocetta alle elezioni del 2012, «il Megafono». Il presidente le chiese «se le risultasse che Ettore Morace, indagato come corruttore (e arrestato il giorno prima, ndr) avesse fatto un bonifico di 5000 euro in favore del movimento. La Lo Bello, ignara delle indagini, si confrontò con il commercialista e contabile, dottor Pedalino, e richiamò quindi Crocetta, informandolo a sua volta che dalle carte contabili risultavano due finanziamenti, uno della Liberty Lines (Ustica Lines) e l’altro della Caronte».

Nella sentenza vengono parafrasate le parole della Lo Bello che, sentita come testimone, sottolineò il fatto che «il presidente, appresa la notizia, rimase quasi spiazzato e ammutolito». Un altro teste, il funzionario regionale Bellomo, aveva detto di non avere vissuto la vicenda riguardante i collegamenti con le Egadi (Trapani), «perchè non ci fu nessuna cosa; quella delle Eolie (Messina) ci fu un pò più di insistenza da parte del presidente per incrementare questi servizi, anche se poi alla fine la cosa si risolse in un incremento mi pare di 5 giorni, se non ricordo male, e senza che la Regione pagasse un euro in più». Il tribunale ricorda le pressioni dei sindaci, in particolare in una riunione riguardante anche Favignana (Trapani), in cui prese la parola il sindaco dell’epoca (rieletto domenica scorsa), Giuseppe Pagoto. Citando ancora Bellomo, i giudici ricordano come Pagoto avesse chiesto «di incrementare o mantenere i servizi come erano stati fatti nell’anno precedente (2016, ndr). Era lui che voleva incrementarli. La questione fu introdotta da Pagoto e poi Crocetta disse: dobbiamo accontentare i sindaci».

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