
«Leggo con amarezza le parole di Salvatore Borsellino. Forse non ha compreso fino in fondo il senso del mio appello. In occasione del 23 maggio - una giornata che ogni anno deve unire memoria e impegno - ho voluto semplicemente invitare tutti a vivere questo momento con raccoglimento e rispetto, ricordando il sacrificio di Giovanni, di Francesca e degli uomini della scorta con la solennità che merita». Lo afferma Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci, replicando a quanto dichiarato da Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato in via D’Amelio, il
quale ha detto che «c'è qualcuno che di recente ha affermato che bisogna ignorare quello che dice il fratello di Paolo Borsellino», con il quale però afferma di non avere mai litigato.
E quest’anno dice di volere un 23 maggio all’insegna del silenzio. E’ una strana coincidenza che quest’anno si inviti la gente a tacere e ad andare all’inaugurazione di un museo, il Museo del Presente, dedicato a Falcone e Borsellino, quando ancora le ombre che vedono il passato di questi uomini e i veri motivi delle stragi, non sono mai emersi».
Maria Falcone sottolinea che «nessuno ha chiesto il silenzio per nascondere verità scomode, né tantomeno per spegnere voci legittime. Ho chiesto il silenzio per ascoltare, per riflettere, per restituire dignità a un ricordo che troppo spesso rischia di essere sovrastato da polemiche o strumentalizzazioni. Il Museo del Presente, che apriremo in questi giorni, è un luogo di memoria viva, dedicato proprio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È un progetto che nasce per parlare ai giovani, per custodire e trasmettere la loro eredità morale. Non è uno strumento per tacere, ma per far parlare la storia, i documenti, le idee e il coraggio».
Chi ha dubbi ha il diritto e il dovere di cercare risposte. Ma chi ricorda ha anche il dovere di farlo con onore, e mai con astio. L’eredità di Giovanni e Paolo non appartiene a nessuno in particolare, ma a tutta l’Italia che crede nella giustizia. E questo ci obbliga tutti - me per prima - a scegliere le parole e i gesti con la responsabilità che il loro esempio ci impone», conclude Maria Falcone.
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