
Succede tutto in pochi secondi, nel cuore della notte a Monreale, dove in quel momento ci sono decine di persone per la festa del Santissimo Crocifisso. Il commando dello Zen è già passato due volte in moto davanti al bar 365 in via Benedetto D’Acquisto. Al terzo giro tornano e sparano ancora: alla fine si contano venti colpi, tre giovani - Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo - cadono sotto i proiettili e altri due feriti se la cavano per miracolo.
È il panico tra la folla: c’è chi urla, chi si getta a terra, chi scappa. E c’è una ragazza che, invece, si fa avanti. All’1,28 e 52 secondi le telecamere di sorveglianza la inquadrano mentre cerca di bloccare uno degli aggressori.
Lei indossa un giubbotto nero, jeans, scarpe rosse. Lui - secondo gli investigatori - è Mattias Conti, 19 anni, oggi rinchiuso nel carcere dei Pagliarelli con l’accusa di strage. Corre a passo svelto, ha addosso un piumino bianco, baffetti, occhiali da vista che perderà subito dopo, e al collo una collanina con un ciondolo con l’immagine di Letterio Maranzano, giovane dello Zen morto quindici anni fa in un incidente stradale (e non di Lino Celesia, chiamato in causa per un errore dei testimoni, riportato nel provvedimento di fermo). Particolari che sono decisivi per il suo riconoscimento.
Cinque secondi prima, lo stesso soggetto - scrive il Gip Ivana Vassallo - è inquadrato mentre corre «impugnando un oggetto» rivolto verso il basso.
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