Palermo

Lunedì 12 Maggio 2025

Allo Zen di Palermo invocano la presenza dello Stato

Da giorni lo Zen ribolle. Il regolamento di conti tra le famiglie per il controllo di stupefacenti e scommesse clandestine e il recente caso di cronaca, che ha raccontato la tragica carneficina di Monreale, hanno acceso i riflettori sul quartiere, che ora chiede allo Stato una risposta. «Che non si deve tradurre solo in posti di blocco e controlli - spiega Fabrizio Arena, di Laboratorio Zen insieme -, qui la parte sana del quartiere, che poi sono la maggior parte degli abitanti, cerca di affrancarsi da quella minoranza rumorosa». Chi vive i casermoni si è detto attonito e sgomento per ciò che è successo a Monreale. In tanti, adesso, spiegano che hanno «paura a uscire di casa», come raccontano molti, perché «siamo impauriti da tutte queste pistole e armi che circolano. Molti di noi hanno anche paura di andare a messa la domenica. Chiediamo attenzione». La richiesta è chiara: «Qui la gente chiede che le forze dell’ordine vengano a cercar e trovare le armi, vuole stare tranquilla e sicura - prosegue Arena - sono in tanti arrabbiati». I riflettori puntati sul quartiere, però, possono rappresentare un’occasione: «Sfidiamo la politica - spiega Arena - qui allo Zen ci sono 40 anni di diritti negati. Qui la gente si trova a convivere con tante complessità e non ha mai giocato sulla dualità». In molti chiedono e sperano che si possa creare un tavolo con il prefetto e il sindaco, per aiutare i cittadini onesti a emergere. Ma la riflessione si fa anche più ampia: «La città è messa male - sottolinea Arena - e questo lo si sta capendo tardi. I fatti di Monreale, le sparatorie in via La Lumia e in discoteca fanno capire il clima».

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