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Strage di Monreale, il racconto della tragica notte: «I tavolini contro le pistole, così ci sparavano addosso»

Gli amici delle vittime ai carabinieri: «Quelli dello Zen sono venuti per rubare, hanno cominciato a dare colpi di casco...»

«Un’indole estremamente violenta in un giovane incapace di porre freno, da solo, agli impulsi criminali». Nell’atto d’accusa contro Samuel Acquisto, il secondo malacarne dello Zen finito in cella con l’accusa di avere partecipato alla strage degli innocenti di Monreale, il gip Ivana Vassallo traccia il profilo di un ragazzo pericoloso, «dalla personalità negativa, con una spiccata inclinazione a delinquere».

Nonostante la giovane età (18 anni), l’indagato non solo avrebbe incitato il suo amico Salvatore Calvaruso, 19 anni, a fare fuoco sulla folla ma dopo la carneficina si è «attivato efficacemente per sviare le indagini, sottrarsi alla cattura e garantirsi l’impunità». Il giudice, nel rimarcare che non sono stati ancora ritrovati il telefono dell’indagato né le pistole con cui - nella tragica notte del 26 aprile in via D’Acquisto - sono stati uccisi Andrea Miceli, Massimo Pirozzo e Salvatore Turdo, sottolinea i banali motivi che hanno scatenato la strage e parla di «mero pretesto per lo sfogo di un impulso violento».

Le indagini della Procura e dei carabinieri sulla strage, giorno dopo giorno, si arricchiscono di nuovi particolari e la ricostruzione della rissa poi sfociata nella carneficina si fa sempre più nitida, anche grazie alle decine di testimonianze raccolte dagli inquirenti.

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