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Mafia a Palermo. Chiovaro, doppiogiochista tra i clan rivali della Noce

Era la «spia» di Renzo Lo Nigro nel gruppo rivale guidato da Giuseppe Romagnolo. La sua figura era centrale nella cosca che si stava riorganizzando dopo gli arresti

Era l’infiltrato di Renzo Lo Nigro dentro il gruppo rivale, quello guidato da Giuseppe Romagnolo. Arrestato il 9 aprile nel blitz contro il mandamento della Noce, ora Salvatore Chiovaro, detto Marco, è tornato libero: è stato scarcerato per motivi di salute ed è ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Una figura apparentemente di basso profilo ma che, invece, era centrale nei giochi interni alla cosca, la quale doveva riorganizzarsi dopo i colpi inferti dalle forze dell’ordine.

Romagnolo era diventato il reggente della famiglia mafiosa della Noce dopo la cattura di Guglielmo Ficarra: gestiva il clan assieme ad Antonio Di Martino, che comandava invece su Altarello. Ma il loro potere era messo in discussione da una fazione tornata in libertà dopo anni di carcere, quella guidata da Lo Nigro e Carlo Castagna, decisi a rientrare nel giro e a rimettere le mani sul quartiere. In mezzo c’era appunto Chiovaro.

Formalmente legato a Romagnolo, partecipava alle riunioni e alle estorsioni ma in realtà riportava tutto a Lo Nigro, che lo considerava un uomo fidato e ne parlava in questi termini: «Però Marco (Chiovaro, ndr) lo abbiamo noi infilato là dentro»,​ sottolineando il ruolo che era stato assegnato a quello che considerava alla stregua di un fratello.

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