
La prima sezione del Tar di Palermo, con tre diverse sentenze, ha cancellato la possibilità per le farmacie di aprire poliambulatori esterni, convenzionati e distaccati dalla sede farmaceutica, in cui erogare prestazioni a carico della Regione Sicilia.
Il collegio presieduto da Salvatore Veneziano, relatore Francesco Mulieri, ha riconosciuto le ragioni dei sindacati Cimest e Sbv, di circa cento strutture convenzionate con il Servizio sanitario nazionale in cardiologia, laboratori di analisi e fisiatria, tutti assistiti dagli avvocati Salvatore e Tommaso Pensabene Lionti. Nel procedimento era intervenuto, ad adiuvandum, l’Ordine dei biologi, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia. I ricorsi erano stati presentati contro la decisione con cui l’assessorato regionale alla Salute aveva consentito alle farmacie di somministrare - anche fuori dai propri locali i test autodiagnostici (gestibili cioè direttamente dai pazienti) e di erogare altri servizi sanitari (telemedicina, holter cardiaco, elettrocardiogramma, spirometria, indagini strumentali e altri).
I giudici amministrativi - in accoglimento delle tesi degli avvocati Pensabene Lionti e dei ricorrenti ad adiuvandum, Rubino e Impiduglia - hanno rilevato l’assenza di un presupposto normativo che legittimasse l’amministrazione regionale ad autorizzare le farmacie in tal senso.
«La possibilità - scrive il Tar - di erogare prestazioni a carico del Ssn in locali completamente separati dalla struttura della farmacia stessa deve considerarsi esclusa proprio perchè in contrasto con le norme di fonte statale che richiedono che le prestazioni erogate dalle farmacie vengano svolte presso le farmacie».
Per quanto riguarda l’Ordine dei biologi, il Tar ha affermato che ciò che si può effettuare nella farmacia è essenzialmente un test di autocontrollo, «cosa ben diversa dalle analisi di laboratorio, le visite, le diagnosi e le prescrizioni mediche che, invece, possono essere fatte solo in una struttura medica autorizzata e accreditata». (AGI)
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