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Lavori edili e dissidi tra boss a Palermo: «Se è il caso mi porto il ferro»

Il rapporto tra i mandamenti di Tommaso Natale-San Lorenzo e la Noce viveva di alti e bassi. Se il fumo - e non solo - che arrivava dallo Zen dava respiro alle casse illegali della Noce (ma anche ai mandamenti di Brancaccio e Porta Nuova), i legami tra i fratelli Nunzio e Domenico Serio, a capo di San Lorenzo, e Renzo Lo Nigro, mafioso di rango della Noce, rischiavano di deteriorarsi per un affare dal valore di 260 mila euro. Non in contanti, ma sotto forma di crediti edilizi, che Leandro Cangemi, amministratore unico di una azienda che si occupa di installazioni di impianti elettrici e uomo di fiducia dei Serio, che gli avevano affidato, tra gli altri, il compito di reclutare più centri scommesse possibili per ampliare il giro del gioco d’azzardo clandestino, avrebbe perso per colpa di alcuni inchiappi. Che stavano per sfociare in una riunione alla quale Francesco Stagno, luogotenente dei Serio che aveva preso sotto la sua ala protettiva Cangemi, era pronto a «portare il ferro. Se mi dici di prenderlo lo prendo», diceva a Nunzio Serio.

Tutto, in base ai risultati delle ultime inchieste antimafia, sarebbe nato per dei lavori di ristrutturazione di un immobile a Cinisi per il quale Cangemi aveva maturato dei crediti derivanti dal superbonus 110 per cento. Tuttavia, non aveva completato tutti i lavori promessi in quanto, a causa di problemi di istruttoria addebitabili ai tecnici del titolare dell’immobile, non si era visto riconoscere tutti i crediti che gli sarebbero spettati.

Dalle intercettazioni, emerge anche Giuseppe Battaglia, geometra coinvolto nell’impresa edile di Cangemi, che avrebbe avuto un ruolo nella parte burocratica della ristrutturazione, quella, cioè, di raccolta dei documenti necessari all’ottenimento dei bonus edilizi. Per sbloccare la situazione sarebbero stati necessari due uomini, uno di Pagliarelli e un altro del Villaggio Santa Rosalia, per il quale doveva garantire proprio Renzo Lo Nigro, informato dei fatti da Gianluca Albamonte, uomo della Noce che faceva da collegamento con i Serio. Cangemi era entrato in contrasto con Giovanni Spanò (a cui si era rivolto il titolare dell’immobile), che aveva definito «truffaldo» e lo accusava di avergli fatto svolgere lavori extra che non erano stati computati nell’iniziale contratto. Cangemi non avrebbe proseguito i lavori (che comprendevano la terrazza) finché non fosse stato sicuro di recuperare i soldi fino a quel momento anticipati e non recuperati. Gli animi si sarebbero surriscaldati ulteriormente dopo una scambio di messaggi tra Spanò e Cangemi, letti e commentati anche dai Serio: «Che si deve fare con questo Spanò? Come se lo avesse mandato a noi, Leandro lavora per noi». Lo Nigro avrebbe così organizzato un incontro, poi risultato chiarificatore, tra Spanò e Cangemi. Quest’ultimo, chiariva che aveva percepito solo crediti relativi ai lavori per il cappotto termico, la terrazza e i crediti relativi al sisma bonus: «Forse non mi sono spiegato, io ho preso il bonus di ... per la terrazza e il cappotto... e il sisma bonus... gli impianti glieli ha fatti un altro».

In merito alla terrazza, invece, Spanò sottolineava che era stato lui a realizzarla a sue spese, in quanto aveva dato la sua parola alla committente, rimettendoci delle somme di denaro. Cangemi, a sua volta, faceva valere le perdite che aveva subito per quel cantiere «per 70 mila euro».

Un episodio che si aggiunge a una seconda discussione, sempre tra i Serio e Lo Nigro, sul gioco d’azzardo, nata quando un altro uomo della Noce, già titolare di un centro scommesse, voleva alzare una seconda saracinesca nella zona di Carini. Una presenza che avrebbe dato qualche disturbo agli affari dei capi cosca dello Zen, che stavano sviluppando nuove ramificazioni nel business del gioco online.

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