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La strage di via D'Amelio, De Donno: «Nell'ufficio di Borsellino carte su mafia e appalti»

L'ex colonnello in Commissione Antimafia

Una foto di archivio di via D'Amelio dove il giudice Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia nel 1992

«Dal verbale di sequestro del materiale acquisito nell’ufficio del dottor Borsellino dopo la morte risulta che la maggior parte riguardava indagini su appalti e personaggi che si ritrovano nella nostra annotazione di febbraio». Lo ha detto Giuseppe De Donno, colonnello dell’Arma dei carabinieri in congedo, durante un’audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e
sulle altre associazioni criminali nell’ambito del filone di inchiesta sulla strage di via D’Amelio.

Nel suo intervento ha ripercorso le tappe dell’attività svolta al Ros. «Il 20 febbraio 1991 consegnai al dottor Falcone, quale procuratore aggiunto di Palermo, un’annotazione a firma del colonnello Mario Mori conosciuta poi come "Mafia e Appalti", composta da 877 pagine, 483 allegati e 44 schede relative a persone coinvolte nelle indagini - ha spiegato -. Il documento costituiva il compendio di tutta l’attività investigativa eseguita su questo settore fino a quel momento. In precedenza, poiché più volte siamo stati accusati di aver omesso nell’informativa di febbraio '91 tutta la parte politica che ne era venuta fuori, nel quadro di queste indagini avevo consegnato al dottor Falcone, a Guido Loforte e Giuseppe Pignatone, una serie di annotazioni preliminari, due delle quali il 2 luglio e il 5 agosto del 90, in cui si delineavano i rapporti relativi a responsabilità di personaggi politici nazionali e regionali in merito. Chiedevamo di poter svolgere approfondimenti ed è il motivo per cui nel documento non erano citati parti politiche. Non ricevemmo mai una delega da parte della procura di Palermo».

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