
Aveva appena incassato il suo «premio» da duemila euro, ricevuto per aver portato a termine un’estorsione. E con quei soldi, Renzo Lo Nigro decise di concedersi una vacanza a Gardaland. Non una fuga ma una bella gita in famiglia: biglietti, albergo e parco divertimenti pagati grazie al denaro ottenuto con le minacce. Qualche giorno prima, infatti, l’uomo d’onore della Noce aveva chiuso una pratica da 22 mila e 500 euro con il titolare di una tabaccheria in corso Calatafimi, costretto a versare la somma entro tempi strettissimi. Non si trattava di proposte o alternative ma erano messaggi da prendere sul serio: «Ti faccio mangiare l’assegno!» urlava Lo Nigro e non lo diceva in senso figurati. E ancora: «Alla prossima ti scasso pure le corna e mi vado ad infilare al tabacchino!».
A subire le intimidazioni era stato il proprietario del negozio, Antonino Piazzese. Il debito lo vantava Salvatore Favata, 56 anni, un imprenditore già condannato in passato per traffico di droga. La somma, secondo quanto ricostruito nell’inchiesta, era legata alla cessione della stessa tabaccheria: un’operazione economica che si era trascinata per mesi con Favata in attesa del saldo. Ma a presentarsi per incassare fu Lo Nigro, 62 anni, intenzionato a riprendersi un ruolo centrale nel mandamento. Dopo la sua scarcerazione, avvenuta nel 2021, non solo non si era dissociato ma aveva cercato di rilanciare la sua influenza nel sodalizio ponendosi come un punto di riferimento per i «recuperi» e le mediazioni tra affiliati. Una scalata bruscamente interrotta con il suo nuovo arresto nel recente blitz della Squadra mobile che ha decapitato i vertici del clan del quartiere.
Lo Nigro, prima di affrontare Piazzese, aveva rispettato le regole di Cosa nostra: intanto aveva acquisito le necessarie informazioni per capire a chi «apparteneva» la vittima e poi aveva richiesto ad altri associati l'avallo alla sua spedizione ottenendo il via libera. Subito dopo il duro confronto con il proprietario della tabaccheria, Favata aveva avvisato Lo Nigro: «Quello dice che l'ha fatto il bonifico». Ma era venerdì e si doveva aspettare fino al lunedì successivo affinché la banca lo potesse accreditare sul conto corrente. Il boss, con tono soddisfatto, aveva replicato però beffardo e sicuro di sé: «L’ha fatto? Fammelo sapere se ci sta prendendo in giro! Perché ne è capace. Non penso perché stavolta abbusca vero». Alla fine Piazzese effettivamente pagò. Secondo quanto documentato nel corso degli accertamenti, il bonifico fu eseguito entro i termini imposti dal mafioso: 22 mila e 500 euro versati entro quindici giorni.
Pochi giorni dopo, parlando con la moglie e non sapendo di essere ascoltato, Lo Nigro si confidava rivelando di aver ricevuto duemila euro come compenso per la buona riuscita dell’operazione. «In questi posti, tipo Gardaland, uno che viene da fuori deve avere tutti i pacchetti sennò invece di spendere 4 mila euro ne spendi 8 mila», era stata la raccomandazione della compagna del mafioso che, però, non aveva battuto ciglio. Anche perché i soldi che si dovevano improntare non erano suoi: «Lo so io da chi me lo devo fare regalare: il signor Totò! Gli ho recuperato 23 mila euro e se spende 2 mila euro che gli sto levando?».
L'articolo completo sul Giornale di Sicilia in edicola e nell'edizione digitale.

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia