
Nemmeno i legami di sangue fermavano il racket. Nel mandamento mafioso della Noce si arrivava a chiedere il pizzo perfino ai parenti degli stessi affiliati. Cosimo Semprecondio, uno degli arrestati nel blitz «Nuovo corso» messo a segno mercoledì dalla Squadra mobile, si era presentato il 5 maggio del 2023 in cantiere per chiedere denaro ai titolari della Edilgroup, una ditta impegnata nell’appalto da sette milioni di euro per i lavori di ristrutturazione in un condominio di via Brunelleschi. Ma i due imprenditori - i fratelli Tommaso e Sandro Castagna - erano i cugini di Carlo Castagna, anche lui finito in manette nella stessa operazione della polizia, il quale non aveva preso per niente bene quell’intrusione.
Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, Semprecondio si era qualificato come un emissario di Cosa nostra e, dall’alto della sua corporatura robusta, già alle sette del mattino aveva cominciato a lanciare minacce. Per giunta non aveva battuto ciglio quando gli era stato spiegato che le telecamere di sorveglianza lo stavano inquadrando: «E allora?», era stata la sua risposta.
Subito dopo i toni erano diventati minacciosi. «Andate a casa degli altri senza permesso?», aveva esordito in dialetto mettendo la sua faccia vicino a quella di uno dei due cugini. Poi aveva aggiunto: «Vi do tre giorni di tempo», lasciando intendere che entro quel termine avrebbero dovuto accettare la cosiddetta «messa a posto» altrimenti le conseguenze sarebbero state pesanti. «Ti scasso tutto», era stato l’avvertimento inequivocabile rivolto a Sandro Castagna come monito su cosa sarebbe potuto accadere se l’azienda non avesse pagato il pizzo. Il tentativo, però, era fallito perché i Castagna erano andati immediatamente in questura per denunciare i loro esattori.
Le intercettazioni successive hanno documentato la reazione rabbiosa di Carlo Castagna, uomo d’onore della vecchia guardia e figura centrale del mandamento della Noce. La sua collera era esplosa non tanto perché i cugini avevano spifferato tutto agli agenti ma perché gli avevano raccontato che altri uomini del clan avevano infastidito i suoi parenti.
«Hanno fatto bordello. Gli avevo detto, a loro scansateli perché sono fuori da ogni cosa. Non vi avevo detto che là... A Sandro e Tommaso, il geometra e l’ingegnere, i miei cugini ... non ci si deve andare?», era sbottato in una conversazione captata dagli investigatori con Renzo Lo Nigro, volto noto della vecchia guardia della Noce, appena tornato in libertà dopo anni di carcere. E quando gli aveva riferito che l’iniziativa era stata di Semprecondio, la sua replica era stata secca: «E invece ci sono andati là e gli hanno mandato quel catone di munnizza. Ma l’avete capito, gli ho detto, che quello ha fatto più danno della bomba atomica».
Castagna non si era fermato, anzi aveva rincarato la dose. «Vedi che lo buco tutto come uno scolapasta a questo mongoloide», era la sua promessa di una vendetta a colpi di pistola: «Prendo la sei e trentacinque (6.35 Browning, ndr). Quella.... E pin, pin! Così, parola d'onore! Tiro due colpi in aria...».

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia