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Processo Octopus a Palermo, estorsioni e buttafuori: condanne in appello

20100205 - ROMA - CRO : MAFIA: ALLARME PM, PROCESSI A RISCHIO DOPO SENTENZA CASSAZIONE.Il Palazzo di Giustizia di Palermo in un'immagine d'archivio del 30 gennaio 2010. Una sentenza della Cassazione rivoluziona la competenza nella trattazione dei processi di mafia: secondo i supremi giudici, in presenza di alcune aggravanti, la pena puo' lievitare anche fino a 30 anni di reclusione e dunque il dibattimento deve essere tenuto davanti alla Corte d'assise (competenze per i reati puniti con l'ergastolo o la reclusione non inferiore ai 24 anni). Possibile conseguenza della decisione e'l'azzeramento di tutti i processi di mafia, anche quelli già chiusi con sentenze che non siano ancora definitive. La sentenza e' stata emessa dalla prima sezione penale della Suprema Corte il 21 gennaio scorso. Proprio la settimana scorsa i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo hanno avuto 30 anni.ANSA / FRANCO LANNINO-MICHELE NACCARI / ARCHIVIO / PAL

Un imputato condannato dopo l’assoluzione in primo grado, un aumento di pena, una riduzione e per il resto sette conferme, anche di tre assoluzioni: è la sintesi della sentenza della Corte d’appello di Palermo, che oggi pomeriggio ha deciso il processo Octopus contro la mafia di Bagheria.

I giudici hanno condannato a 6 anni e 8 mesi Giovanni Catalano, che in primo grado era stato scagionato dall’accusa di avere imposto un buttafuori al locale Reloj di via Pasquale Calvi. In accoglimento del ricorso della Procura adesso l’imputato è stato condannato e il fratello Andrea Catalano è passato da 8 anni a 8 e 4 mesi.

Riduzione di un mese per Gaspare Ribaudo, che ha avuto 7 anni e tre mesi. Per il resto sono stati confermati i 5 anni inflitti a Cosimo Calì; 7 anni e 6 mesi a Emanuele Cannata; 8 mesi e la pena sospesa a Francesco Fazio; un anno a Davide Ribaudo.

Erano già stati assolti in primo grado Ferdinando Davì, Antonio Ribaudo e Emanuele Rughoo Tejo e ora i giudici hanno ritenuto inammissibili i ricorsi del pm. I condannati dovranno risarcire le parti civili anche per il giudizio di secondo grado: il Centro Pio La Torre, Addiopizzo, Sicindustria, Federazione antiracket, Sos Impresa, Confcommercio e Solidaria.

Tra le persone offese costituite nel processo anche i titolari del Caffè Verdone di Bagheria, sostenuti e assistiti da Addiopizzo: avevano denunciato le estorsioni subite e aggravate dal metodo mafioso. In molti altri casi veniva seguito il sistema utilizzato per il Reloj: gli esattori di Cosa nostra non chiedevano soldi ma spingevano affinchè venissero assunti i loro buttafuori, in maniera da controllare pub e discoteche con gente di loro fiducia. Questo era avvenuto anche per il locale bagherese: soprusi, aggressioni, minacce ed estorsioni miravano a imporre la vigilanza privata nel pub

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