
Un disastro nel pieno della città Belle époque. L’attico andato a fuoco fa parte del Palazzo Di Martino, elegante edificio in stile eclettico progettato nel 1886 da Melchiorre Minutilla, animato da una serie ordinata di paraste estruse ai due livelli superiori, ancorato a terra per mezzo di una misurata fascia bugnata al piano rialzato. Lo stabile si concludeva, originariamente, con una nicchia centrale arcuata ingentilita da un altorilievo scultoreo; una configurazione figlia dell’espansione ottocentesca che vide crescere la «città nuova» in direzione della via Libertà.
Qui, ad angolo con la via Quintino Sella, nel 1938, su impulso dei fratelli Amoroso, costruttori «di razza», si sviluppò l’idea di sopraelevazione di ulteriori livelli, dei quali, dopo lunghe vicissitudini burocratiche, venne realizzato il solo piano attico, proprio quello adesso aggredito dalle fiamme. Ne fu artefice Salvatore Cardella, alla fine degli anni Trenta in piena ascesa professionale, dopo anni di grande sacrificio, già docente di Architettura elementare e disegno, artista e docente apprezzato, in quel momento studioso dell’architettura siciliana e di Matteo Carnilivari.
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