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Calogero Lo Presti era un «leone in gabbia». Sputava fuoco e fiamme nei confronti di chi riteneva «indegno» per non aver pensato al suo sostentamento in carcere e alla famiglia, ed etichettava come «cornuto» chi invece lo aveva «consumato», facendo il suo nome in giro e ritenendolo colpevole di averlo fatto finire dietro le sbarre. Schiumava rabbia al telefono con il nipote Angelo Costa, intercettati nell’ambito del maxi blitz antimafia che la scorsa settimana è culminato con 181 misure cautelari a carico di boss, gregari e capi cosca dei diversi mandamenti della città e della provincia.
Lo Presti mentre era detenuto è stato ascoltato dai carabinieri con altri affiliati liberi. Proprio lui era tra coloro che tentavano di non farsi intercettare utilizzando i cosiddetti criptofonini.
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