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Inchiesta antimafia, il Gip rigetta il carcere per un altro indagato. L'avvocato: «Interpretazioni suggestive»

Un altro indagato nella maxi-inchiesta antimafia torna in libertà. Si tratta del meccanico Umberto Di Cara, indicato come uno dei favoreggiatori del boss Tommaso Lo Presti, chiamato a rispondere di associazione mafiosa, favoreggiamento e danneggiamento aggravato perché avrebbe trovato e distrutto una microspia piazzata sulla bici di Lo Presti.

Di Cara è stato assistito dall’avvocato Francesca Russo (nella foto). Al termine dell’udienza, il gip Filippo Serio ha rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere liberandolo con il solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’avvocato Russo ha evidenziato una serie di contraddizioni, tra le risultanze emerse nell’informativa e la richiesta di fermo.

«In particolare, a Di Cara era stato attribuito una attività volta a favorire l’associazione mafiosa ed in particolare Lo Presti - spiega il legale - aiutandolo a eludere le investigazioni, attività che lo stesso non aveva mai svolto. Alle frasi captate nel corso delle intercettazioni, era stata data una interpretazione assolutamente suggestiva non coerente con il contesto, che volevano Di Cara responsabile di fatti che, anche nella logica, non potevano avere il significato che alle stesse veniva attribuito».

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