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Nel 2018, in un summit con Gregorio Di Giovanni, detto Reuccio, gli fu offerta la possibilità di prendere «tutte cose» e diventare il capo del mandamento di Porta Nuova. Ma disse di no e il bastone del comando passò all’altro prima di essere arrestato. Il rifiuto non perché volesse cambiare vita, ma perché, come emerge dalle intercettazioni «non c'è la gente che gli piace a lui», aveva svelato Piero Pozzi, l’incaricato di seguire il settore delle scommesse nel clan, a un suo amico.
Una scelta che però non aveva fermato la sua ascesa: Francolino Spadaro, 61 anni, era rimasto uno di quegli uomini che, nella geografia criminale di Cosa nostra, sapevano come muoversi. Nome di rispetto nell’ambiente mafioso di Palermo Centro, il suo ruolo era quello di mediatore, risolutore di controversie e consigliere di chi voleva evitare passi falsi in un mondo dove un errore poteva costare caro. Era tornato in libertà e, secondo l’ordinanza della Direzione distrettuale antimafia, aveva ripreso il proprio posto nella macchina organizzativa della mafia cittadina. Spadaro è caduto nella rete dei carabinieri che ha arrestato 181 persone nel maxiblitz contro la mafia che tentava di rialzare la testa e riorganizzarsi.
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