Mafia, il maxi blitz di Palermo: le telefonate ascoltate, la chat reimpostata e i nomi svelati
Parlavano in codice convinti di essere al sicuro ma nemmeno i telefonini criptati li hanno protetti. Gli investigatori non hanno «bucato» il sistema di comunicazione segreto utilizzato dai vertici del mandamento mafioso di Porta Nuova ma hanno intercettato le conversazioni in chiaro riuscendo a ricostruire i contatti che si appoggiavano alla rete della compagnia telefonica spagnola Movistar. Ed è proprio in questo modo che è stato beccato il covo del boss latitante Giuseppe Auteri in via Giuseppe Recupero, nei pressi di via Oreto. Il primo passo è stato quello di monitorare le celle telefoniche agganciate a Palermo dove risultavano attive numerose sim iberiche. Una presenza massiccia che ha insospettito gli inquirenti, i quali hanno deciso di analizzare i dati più a fondo. Da qui, nonostante le precauzioni adottate dall’organizzazione criminale, hanno cominciato ad ascoltare le chiamate e a leggere i messaggi di Roberta Presti, moglie del mafioso detenuto Francesco Arcuri, esponente di spicco di Porta Nuova e amico di Auteri, che avrebbe svolto un ruolo cruciale nel mantenere i collegamenti tra il fuggiasco e il resto del clan. Presti utilizzava due telefoni, uno per le telefonate normali e un altro criptato per parlare con Auteri: dall’analisi dei tabulati è spuntato che il sofisticato apparecchio elettronico si connetteva regolarmente con la stessa zona. Seguendo i movimenti di questi dispositivi è arrivata la localizzazione dell’appartamento facendo così scattare la cattura. L’uso dei criptotelefoni aveva garantito per anni un canale sicuro tra i mandamenti: grazie a questi dispositivi i nuovi vertici di Cosa nostra erano riuscitati a impartire gli ordini senza la necessità di incontri in presenza sopperendo perfino alla mancanza della commissione provinciale. E i motivi li spiegava a febbraio dell’anno scorso il detenuto Francesco Pedalino, organico a Santa Maria di Gesù, nel corso di un colloquio in cui non sapeva di essere intercettato: «Non c’è più du cuosu ri trent’anni fa… se l’hannu fattu tre volte e tre volte al nascere della cosa hanno arrestato a tutti… trent’anni fa si faceva e non si sapeva niente … si faceva… ora invece sappiamo tutte cose», riferendosi appunto agli impenetrabili cellulari di ultima generazione. Altri particolari su quanto fosse ormai indispensabile scambiarsi direttive velocemente e al riparo da orecchie indiscrete emerge anche da un’altra conversazione intercettata tra Nunzio Serio, reggente del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo, e il suo fidato Francesco Stagno. I due parlavano di affari con Emanuele Cosentino, un calabrese legato al traffico di droga in vista dell’arrivo di un carico al porto di Gioia Tauro. Nel corso del dialogo i due si erano accorti di un’anomalia nei loro telefoni criptati. «Tu sei uscito qua pure mi... mi ha oscurato a me». Stagno rispondeva perplesso: «Ma io ... ti ho oscurato?». L’altro confermava: «Ti giuro, guarda... gli utenti hanno lasciato la chat ... ma che m....a dici!» Un problema tecnico che li aveva spinti a resettare i dispositivi e a configurarne di nuovi. Ma nel cercare di ripristinare il servizio e di memorizzare i contatti, Serio e Stagno avevano inconsapevolmente svelato i nomi dei loro compari: in parte sono ancora sconosciuti mentre la maggior parte è stata individuata nel gotha mafioso dei mandamenti di Tommaso Natale-San Lorenzo, di Santa Maria di Gesù e di Porta Nuova nonché in altri associati, tutti indagati nell’operazione dei carabinieri. Oggi sul Giornale di Sicilia in edicola e nell'edicola digitale dieci pagine dedicate al maxi blitz con la mappa dei mandamenti, le foto e gli approfondimenti.