![Valeria Grasso](https://assets.gds.it/2024/04/Grasso-800x800.jpg)
Il giudice della sezione giurisdizionale della Regione Siciliana della Corte dei conti Raimondo Nocerino ha dissequestrato i beni e i conti correnti dell’imprenditrice Valeria Grasso che era finita sotto inchiesta con l’accusa di aver occupato abusivamente un immobile confiscato ai boss di San Lorenzo. Erano stati i finanzieri del nucleo di polizia economico e finanziario che avevano eseguito il provvedimento di sequestro conservativo nei confronti dell’imprenditrice testimone di giustizia.
Il provvedimento era stato emesso dalla sezione giurisdizionale per Regione siciliana della Corte dei Conti: l’occupazione abusiva avrebbe causato un danno erariale di oltre 250 mila euro. Il giudice della Corte dei Conti ha revocato il decreto ed eliminato ogni vincolo sui beni e sui conti correnti.
La vicenda ruota sull'immobile in via Matteo Dominici che era stato confiscato nel 2005 e devoluto al patrimonio dello Stato. Nel 2014 l’Agenzia per i beni confiscati aveva emesso un’ordinanza di sfratto per Valeria Grasso, ma lo sgombero dell’immobile non sarebbe mai avvenuto. Il 28 novembre del 2023, la polizia municipale ha effettuato un sopralluogo nella palestra e ha accertato la presenza del figlio dell’imprenditrice constatando che l’immobile «continua a essere abusivamente occupato e che lo stesso ha subito delle modifiche di carattere urbanistico edilizio mai denunciate», come la creazione di ambienti separati per il fitness, spogliatoi e servizi igienici, area reception e cambio di destinazione d’uso "non autorizzati e realizzati in data imprecisata».
«Abbiamo ricostruito l’intera vicenda - dicono gli avvocati della imprenditrice Salvatore Asole e Laura Mango - Chiarito che da parte della nostra assistita c'era tutta la volontà di regolarizzare l’utilizzo del bene e che lo stesso amministratore giudiziario aveva autorizzato la nostra assistita ad eseguire dei lavori di ristrutturazione della palestra. Palestra che era stata inaugurata alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e dell’ex pm adesso avvocato Antonio Ingroia alla presenza di diverse autorità locali».
Su questa vicenda sono pendenti due indagini penali una al tribunale di Palermo e una seconda a Roma.
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