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Mafia, il maxi blitz a Palermo: cosa nostra torna ricca grazie al narcotraffico

L’allargamento dei contatti con la «grande distribuzione» è stato possibile, secondo le indagini, grazie al costante accumulo del denaro fatto con il controllo capillare del mercato cittadino

foto droga

E’ il traffico di stupefacenti, per anni affare secondario dei clan, a segnare la svolta economica per Cosa nostra. L’allargamento dei contatti con la «grande distribuzione» è stato possibile grazie al costante accumulo del denaro fatto con il controllo capillare del mercato cittadino realizzato con l’imposizione sistematica, ai venditori al dettaglio, della sostanza da vendere, del pagamento di una
percentuale o anche di un costo fisso mensile scollegato alle entrate. Emerge dall’ultima indagine della Dda di Palermo.

Nonostante gli uomini d’onore di vecchio stampo prendano le distanze dal traffico di droga, non ne disdegnano i guadagni. «Stai attento ah, perché oggi domani, io vedi per 'ste cose non mi ci sono mischiato mai, non ci sono entrato mai, non è che mi voglio andare ad infangare poi con un po' di fanghi», dice il boss Gino Mineo intercettato e aggiunge: «Tu gli dici: 'lascia qualche cosa per... per il paese, per i cristiani, gli dici che hanno di bisogno».

Il traffico di droga, dunque, torna a essere uno dei business principali di Cosa nostra. Le cosche evitano di farsi concorrenza, praticando lo stesso prezzo per le forniture di droga e hanno dato all’affare una fisionomia imprenditoriale rafforzando i rapporti con la 'ndrangheta, leader nel settore. «Mi senti, sta arrivando questo coso a fine ... la settimana entrante ... e ti devi organizzare
per dove posarlo cose e poi smistarlo ... in quattro, cinque colpi non te lo piazzi tu questo coso? Vi faccio comandare Palermo», diceva non sapendo di essere intercettato, il boss di Tommaso Natale. «Al volo ... al volo! minchia ti dico appena mi arriva i bagni ci dobbiamo fare!», rispondeva il suo fedelissimo. «Trecentomila euro a botta», spiegava, quantificando poi il guadagno.
«Se lo dobbiamo dare a uno dei mandamenti ... lo dobbiamo dare a un prezzo perché va a finire che tra loro parlano... minchia che fa quello fa un prezzo e a quello fa un prezzo, manchiamo poi tanti, poi andiamo a rompere... manchiamo di serietà, dobbiamo fare un prezzo», spiegava.

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