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Il direttore generale dell'azienda ospedaliera Furnari: «Indagati ancora in azienda? Faremo accertamenti»

Maria Grazia Furnari

«Da lunedì faremo gli accertamenti: se qualcuno degli indagati è ancora in azienda prenderemo i dovuti provvedimenti in attesa dell'esito del processo». Il direttore generale del Policlinico, Maria Grazia Furnari, commenta cosi l'inchiesta raccontata dal Giornale di Sicilia che vede coinvolti otto dipendenti del Cup delle cliniche universitarie.

La cricca avrebbe gestito a piacimento dal 2019 al 2023 le prenotazioni per le liste d'attesa, bloccando gli slot per amici e parenti grazie a nominativi di persone morte da anni, ricette o codici fiscali falsi, prontamente sostituiti con i pazienti che poi avrebbero usufruito delle prestazioni, appesantendo cosi un sistema di per sé già molto fragile.

L'indagine della guardia di finanza è partita proprio da un esposto della direzione dell'azienda ospedaliera, che adesso promette di fare pulizia. Intanto, però, Furnari si era già mossa per cercare di ovviare alle lunghe attese: «Stiamo lavorando con i nostri medici interni e con ottimi risultati - spiega -. Abbiamo inserito uno sportello dedicato a tutti quei pazienti in difficoltà, che magari non riescono a trovare date utili nei tempi previsti per i loro casi. In questo modo riusciamo a farli accedere alle prestazioni previste, ma ovviamente si seguono dei criteri rigidi».

I pazienti, dunque, devono avere delle caratteristiche che consentano di accedere a questo tipo di corsia preferenziale. «L'indice di gradimento in generale sta salendo - prosegue il direttore generale - abbiamo inserito anche le figure di alcuni medici, che orientano meglio il paziente, motivano scelte e tutto. Per le visite - spiega - al momento non ci stiamo avvalendo di aziende private o altri sistemi che sarebbero consentiti dal protocollo nazionale: ce la stiamo cavando con le nostre forze e stiamo riuscendo a trattenere da noi tutti i pazienti cronici: riusciamo a seguirli passo dopo passo, senza che siano costretti ad andare in altre strutture. Questo ci consente di creare percorsi sempre più specifici e sono i medici stessi a poter prenotare di volta in volta le visite necessarie».

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