«Il fatto non sussiste». Il Tribunale di Termini Imerese ha assolto Angelo Pizzuto, imputato coinvolto nell’incidente mortale durante la Targa Florio del 2017, che costò la vita al pilota Mauro Amendolia e al commissario di gara Giuseppe Laganà. Ex presidente dell’Aci e organizzatore della gara, Pizzuto, difeso dagli avvocati Roberto Tricoli e Massimiliano Miceli, è stato dichiarato non colpevole, con la sentenza che ha escluso ogni responsabilità.
Non ha retto dunque l’ipotesi dell’accusa secondo cui gli imputati avrebbero dovuto vigilare e accertarsi che venissero rispettate tutte le norme di sicurezza. Quel giorno, alle 11,37, i commissari si accorsero che il sistema di rilevamento della Mini Cooper numero 29 - l’equipaggio era appunto composto da Amendolia, all’epoca 53 anni, e dalla figlia Gemma che in quel tratto faceva da navigatrice al padre e rimase gravemente ferita - segnalava l’auto ferma, senza però alcuna richiesta di soccorso. Il mezzo venne ritrovato fuori strada, al chilometro 9.350 in località Piano Torre ad Isnello, in un tratto rettilineo, che seguiva una curva a sinistra, su un lieve avvallamento.
La perizia ha stabilito che la perdita di aderenza della vettura venne causata da una buca profonda otto centimetri al centro della strada, peraltro resa viscida da pioggia e nevischio. Inoltre il guidatore non venne trattenuto nel sedile anatomico nonostante avesse le cinture di sicurezza allacciate, così come hanno dimostrato le immagini della camera-car che furono proiettate in aula. La Mini Cooper di Amendolia, che morì sul colpo nonostante il casco, ormai fuori controllo, sbandò travolgendo pure il commissario del percorso, Giuseppe Laganà.
Nel parallelo giudizio abbreviato, erano stati assolti il direttore della manifestazione automobilistica, Marco Cascino, il delegato all’allestimento del percorso, Antonio Pochini e l’Aci, citata come responsabile civile, sempre con la stessa formula: il fatto non sussiste.
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