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Stupro di gruppo a Palermo, il ricorso di Parrinello: «Asia era consenziente»

Riccardo Parrinello non avrebbe colpito Asia con uno schiaffo e l’allora diciannovenne sarebbe stata consenziente nelle prime fasi dello stupro di gruppo del Foro Italico. Inoltre avrebbe avuto la possibilità di allontanarsi in qualsiasi momento, trovandosi in possesso del cellulare e incontrando passanti durante il tragitto dalla Vucciria verso il cantiere abbandonato.

Non solo: il ragazzo, che ha compiuto 18 anni pochi giorni dopo la violenza sessuale di due anni fa, avrebbe anche aiutato la vittima a rivestirsi e ad uscire dall'area in cui si sono svolti i fatti. È quanto si legge nel ricorso presentato in Cassazione dall'avvocato Pietro Capizzi, che assiste Parrinello, per contestare la condanna a 8 anni e 8 mesi inflitta in appello.

Un trattamento sanzionatorio che viene ritenuto sproporzionato rispetto a quello degli altri imputati maggiorenni che, dopo il giudizio abbreviato, sono stati condannati a non più di 7 anni di carcere mentre lui, pur essendo stato giudicato dal tribunale dei minorenni e quindi usufruendo in teoria di un regime più favorevole, sta scontando un periodo di tempo più alto rispetto ai complici.

Nel documento l'episodio dello schiaffo, immortalato in un video, viene negato perché, secondo la difesa, sul corpo della giovane non risulterebbero «ecchimosi o segni riconducibili a colpi ricevuti» e anche il suo grido di dolore non sarebbe stato provocato dal gesto violento ma dalla cruda dinamica della situazione. Il legale ha posto l'accento anche sul comportamento di Parrinello prima e dopo lo stupro sottolineando che lei avrebbe inizialmente mostrato una certa disponibilità, per poi cambiare atteggiamento in un secondo momento.

Un altro passaggio riguarda il presunto sostegno che avrebbe fornito Parrinello alla vittima, circostanza che sarebbe stata confermata dalle dichiarazioni di Asia, la quale avrebbe riferito di essere stata aiutata a rivestirsi e accompagnata all’uscita da uno dei componenti del gruppo.

Quella persona - sempre secondo la difesa - sarebbe proprio il diciottenne, attualmente detenuto nel carcere del Malaspina. Le evidenze investigative proverebbero che «con assoluta certezza (e quindi non in maniera verosimile) che fosse Parrinello quella sagoma (l'unica in quanto gli altri soggetti era gia tutti a distanza) ripresa accanto alla persona offesa all’uscita dal cantiere», si legge nell’atto d’impugnazione presentato in Cassazione.

In discussione pure l'interpretazione fornita dalla Corte d'Appello, che ha definito il comportamento di Parrinello come «ostile e proclive alla violenza» basandosi soprattutto su un messaggio inviato a un amico in cui si sarebbe vantato di quanto era accaduto e su alcuni post sui social dello stesso tenore. Su quest'ultimo punto l’avvocato ha eccepito che non esiste alcuna certezza che quei contenuti siano stati effettivamente pubblicati da Parrinello, dato che quest’ultimo non avrebbe avuto accesso a dispositivi elettronici durante la sua permanenza in comunità. Su questi basi l’avvocato Capizzi ha dunque chiesto di riformare la sentenza, escludendo le aggravanti, riconoscendo le attenuanti e rideterminando la pena.

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