Nonostante la misura cautelare emessa nei suoi confronti, Monji «Mongi» Ltaief (nella foto) è latitante. Nato in Tunisia nel 1972, oggi 53 anni, è un personaggio noto alle forze dell’ordine italiane e internazionali e figura centrale dell’operazione Smoke Trail, messa a segno nei giorni scorsi dalla guardia di finanza che ha arrestato 16 persone smantellando così un’organizzazione criminale dedita al traffico di sigarette. Ltaief non è nuovo a traffici illeciti: nel suo passato ben nove precedenti che vanno dal porto d’armi, al contrabbando di tabacchi e all’associazione per delinquere finalizzata all'ingresso illegale in Italia di stranieri, passando anche per sospette connessioni con ambienti estremisti non del tutto accertati. Nel gennaio 2023, come scrive il Gip Claudia Rosini nella sua ordinanza, «si è già dato alla fuga» rifugiandosi in Tunisia e sottraendosi così all'esecuzione di una condanna precedente. Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato che Ltaief era consapevole del mandato di cattura emesso nei suoi confronti e della gravità delle accuse, tanto da dichiarare di non poter rientrare in Italia per evitare l'arresto. Approfittando dell'assenza di trattati di estradizione tra Tunisia e Italia, avrebbe trovato rifugio nel suo Paese d'origine e da lì avrebbe continuato a impartire ordini e mantenendo contatti regolari con i membri della sua organizzazione, come Vincenzo Bilardello, anche lui arrestato nel corso del recente blitz. Nel 2019, il nome di Ltaief era stato accostato a quello di Fadhel Moncer, alias Barbanera, un altro trafficante tunisino di spicco. Un collaboratore di giustizia tunisino aveva raccontato che »Mongi» era al servizio di Moncer e che, allora come oggi, insieme gestivano un traffico organizzato di clandestini e sigarette tra la Tunisia e la Sicilia. Ma i viaggi, effettuati con gommoni super veloci dotati di motori da 250 cavalli, potevano trasportare contemporaneamente tabacchi e migranti. Ogni traversata, che partiva da Capo Bon, in Tunisia, e approdava a Marsala o Mazara del Vallo, garantiva un guadagno di decine di migliaia di euro. I migranti, una volta giunti sulle coste siciliane, venivano trasferiti in basi logistiche e aiutati a raggiungere il Nord Europa, spesso con l’aiuto di documenti falsi o attraverso reti di connazionali. Ltaief, però, non si occupava solo di logistica. Era stato descritto come una figura violenta e intimidatoria, capace di mantenere il controllo sui suoi sottoposti attraverso le minacce. Un suo collaboratore poi diventato pentito, aveva raccontato il pestaggio di uno scafista da parte del suo capo e di essere stato minacciato di ritorsioni sulla propria figlia qualora avesse deciso di collaborare con le autorità. Nel 2020 era stato condannato a sei anni di reclusione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi: Ltaief, ufficialmente un bracciante agricolo di Marsala, era stato individuato come il cassiere che aveva il compito di reinvestire i proventi delle sigarette nei Paesi del Nord Africa, consolidando ulteriormente la rete criminale. Un’altra pesante ombra sul profilo del tunisino riguarderebbe i suoi presunti rapporti (mai provati fino in fondo) con l’estremismo islamico in Francia e in Belgio e con il trasporto di soggetti pericolosi attraverso la rotta Sicilia-Tunisia. Secondo il pentito, Ltaief avrebbe facilitato l’ingresso in Europa di uomini legati all’Isis, sfruttando i viaggi clandestini per trasportare i terroristi insieme ai clandestini. Il processo, che doveva stabilire se dietro gli sbarchi con i gommoni ci fossero jihadisti e aspiranti martiri islamici, era finito però con la condanna a 6 anni di Monji per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi.