Il contrabbando di sigarette dall’Europa dell’Est verso la Sicilia, il secondo filone d’indagine dopo quello tunisino, ha rappresentato una delle più redditizie e articolate operazioni criminali mai documentate negli ultimi anni. Al centro di questa rete illecita, i nomi di Antonino Li Causi, 56 anni, capo indiscusso della filiera orientale, e Mongi Ltaief, 53 anni, promotore del traffico dal Nord Africa. Con loro sono stati arrestati altre 14 persone, tra cui Gaetano Li Causi, figlio di Antonino, Giovanna Quartararo, Gaetano Catalano, e i campani Rosario Cozzolino, Gennaro Imperato e Salvatore Gremito, intermediari chiave per le forniture provenienti da paesi come Bulgaria, Romania, Slovenia, Albania e Montenegro. Le sigarette venivano acquistate a basso costo nei paesi dell’Est Europa e trasportate attraverso autoarticolati e furgoni, utilizzando percorsi studiati per evitare i controlli delle forze dell’ordine. Ogni carico era pianificato con precisione: i mezzi, intestati a prestanome locali, erano dotati di compartimenti nascosti per occultare la merce e, una volta giunte in Sicilia, le sigarette venivano immagazzinate in depositi strategici in città e in provincia di Trapani. Tra il 2022 e il 2023, i carichi documentati dalal guardia di finanza sono stati molteplici. Una singola spedizione a novembre del 2022 comprendeva 900 casse per un totale di 9 tonnellate. Altri trasporti rilevanti includevano altre dieci tonnellate a febbraio dell’anno successivo. Rifornimenti minori, ma ugualmente significativi, quelli provenienti da Albania e Montenegro con quantitativi di tre e cinque tonnellate consegnati in due differenti periodi. Complessivamente il volume totale delle sigarette movimentate dall’Europa orientale ha superato le 50 tonnellate. Parallelamente l’organizzazione gestiva il secondo filone in Tunisia, affidato a Ltaief che coordinava il trasporto delle sigarette su pescherecci e gommoni, con operazioni di trasbordo in mare aperto. Le merci venivano integrate con i carichi dell’Est Europa per alimentare un mercato nero altamente redditizio. I traffici, compreso quello africano, hanno generato profitti illeciti stimati in oltre 4 milioni di euro, con un danno erariale di circa 850 mila euro derivante dall’evasione dei dazi doganali. Le indagini, condotte dai pubblici ministeri Calogero Ferrara e Amelia Luise della Procura Europea, hanno svelato anche un sistema complesso di riciclaggio. Gli arrestati utilizzavano conti gioco online per simulare vincite legittime: i guadagni, caricati come crediti per le scommesse, venivano poi prelevati eludendo così i controlli bancari.