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Bici lanciata dai Murazzi a Torino, la rabbia del padre di Mauro Glorioso: «Chi l’ha rovinato non si pente»

Mauro Glorioso ha ripreso gli studi di Medicina, è tornato forzatamente in città, dopo quello che gli è capitato a Torino. Prova a ripartire, dopo che la sua vita è stata rovinata in maniera irreparabile da uno stupido, assurdo gioco da parte di un gruppo di suoi coetanei, ventenni o poco più, e di tre ragazzini minorenni. Ora, dopo che le condanne continuano a fioccare, di fronte a una pena di 16 anni inflitta alla giovane più grande del gruppo, Sara Cherici, arrivano scuse che il papà della vittima, Giuseppe Glorioso, definisce tardive e poco convincenti.
Lo studente palermitano fu reso tetraplegico da una bici elettrica di 23 chili, lasciata cadere dai Murazzi del Po a Torino, la sera tra il 20 e il 21 gennaio del 2023. Sara Cherici, 20 anni, è una delle ragazze del gruppo che provocò la tragedia: dopo la pesante sentenza contro di lei ha parlato, nei giorni scorsi, con il Corriere della Sera e ora papà Glorioso, a nome di tutta la famiglia, esprime «sgomento per ciò che è riportato».

È una ferita che non si rimargina, anche se Mauro recentemente ha pure premiato la sua docente di Psichiatria, Rosita Lo Baido, con la quale ha dato il primo esame dopo i tragici fatti di Torino, durante l'evento Donne che amano le donne, tenuto allo Steri in novembre. Il padre è irritato con la Cherici, che parla di una lettera di scuse «che non sa se ci sia stata recapitata. Sa perfettamente - dice Giuseppe Glorioso - che ci è stata recapitata e che è stata ampiamente commentata dai nostri legali, quando si è trattato di formulare parere negativo all’istanza di giustizia riparativa. Prima di quel momento, mai nessuna scusa era stata formulata a Mauro, a oltre un anno dai tragici fatti, durante i quali mio figlio era stato per oltre quattro mesi nella terapia intensiva del Cto di Torino». I giudici la respinsero, quella «richiesta di giustizia riparativa, citando letteralmente le sue apparenti scuse».

Il papà di Mauro prosegue mostrando «profonda irritazione» per le parole della ragazza, alla quale è stata inflitta la pena più alta, fra i componenti del gruppetto formato da altri quattro tra ragazzi e ragazze. «Quello che dimostra la mancanza assoluta di una coscienza del pentimento - continua Glorioso, riferendosi all’intervista della Cherici - è leggere che alla domanda: “Se potessi tornare indietro cambieresti qualcosa?”, ha risposto: “Non lo so. Certo non denuncerei la mia amica”. Penso che sia stato un bene che ci fossero così tante telecamere, perché altrimenti Mauro non avrebbe avuto giustizia».

E ancora: «Dopo quasi due anni dai tragici fatti, un lungo processo, una breve detenzione - insiste - non ha risposto che avrebbe “urlato” per impedire quello che è stato fatto. Non ha risposto che avrebbe chiamato subito un’autoambulanza. Non ha risposto che si sarebbe presentata alle forze dell’ordine dopo averlo detto alla sorella e ai genitori. Ha detto “non lo so“, per poi tornare a essere coerente al suo comportamento, tenuto dal 21 gennaio al 9 febbraio 2023, preoccuparsi di non denunciare gli amici o le amiche».

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