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Trafficanti di sigarette, i gommoni dalla Tunisia e il trasporto sotto scorta

I contrabbandieri tunisini, guidati da Mongi Ltaief, che «vanta» anche precedenti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, utilizzavano natanti altamente attrezzati per trasbordare le sigarette dalla Tunisia alla Sicilia. Per raggiungere il loro scopo possibilmente con pochi rischi, pescherecci e gommoni venivano equipaggiati con i Gps nautici di ultima generazione e condotti da scafisti esperti, spesso reclutati direttamente dal numero uno dell’organizzazione.

Le indagini erano partite a novembre del 2021 quando, nelle acque di Marsala, era stato intercettato e sequestrato un gommone, risultato modificato con l’installazione di un serbatoio di carburante per estenderne la capacità fino a 400 litri, necessari per la coprire la tratta tra la Sicilia e la Tunisia. Da qui erano scattati i controlli della guardia di finanza, attraverso le intercettazioni e la localizzazione con i sistemi satellitari, per scoprire che le imbarcazioni viaggiavano seguendo rotte poco battute per evitare gli «incontri» con le pattuglie navali tunisine e italiane.
Una volta toccata terra i tabacchi venivano immediatamente spostati sui mezzi terrestri per il trasferimento alla loro destinazione definitiva al riparo dagli occhi indiscreti delle forze dell’ordine. Il sistema era davvero collaudato e anche il trasporto verso Palermo era organizzato con meticolosità. I banditi noleggiavano furgoni, o comunque usavano auto intestate a prestanome, spesso dotate di doppiofondo per nascondere le sigarette.

Ma era fondamentale servirsi pure delle staffette: i veicoli apripista segnalavano l’eventuale presenza di posti di blocco, consentendo ai carichi principali di modificare il percorso o di fermarsi temporaneamente se si verificava un problema. Una soluzione che venne adottata il 28 aprile del 2022 quando 540 chili di sigarette furono trasportati da Marsala a Palermo. Un carico, acquistato in Tunisia per circa 6.480 euro che, nelle loro previsioni, avrebbe fruttato poco più di 16 mila euro considerando che una stecca veniva venduta al dettaglio a 30-35 euro . La distribuzione era stata curata nei minimi dettagli da Ltaief con il supporto di Vincenzo Bilardello e Roberto Arini: per minimizzare i rischi, il bancale di 54 casse venne suddiviso in lotti più piccoli e «assicurato» da una scorta per proteggere la merce che doveva arrivare a bordo di un furgone Mercedes nel deposito di via Giuseppe Li Bassi, al Villaggio Santa Rosalia, un’area controllata dai palermitani a cui spettava il compito di gestire la fornitura ai rivenditori locali.

Ma quello non fu l’unico viaggio: gli investigatori ne hanno documentati altri, anche grazie ai rilievi aerei, accertando i luoghi di partenza ma soprattutto quelli di consegna in altri magazzini nella disponibilità del gruppo a Brancaccio e allo Zen.

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