Il 19 febbraio Agostino e Giuseppe Romano (nella foto), rispettivamente di 43 e 44 anni, compariranno davanti al Gip Marco Gaeta per la prima udienza del giudizio abbreviato. I due, attualmente in carcere, sono accusati di avere violentato un turista italo-canadese nella notte tra il 2 e il 3 novembre del 2023 in un bed and breakfast di via Marinuzzi.
I difensori dei cugini Romano, Pietro Capizzi e Antonio Lo Iacono, puntano a smontare l'impianto accusatorio dopo che la vittima, rappresentata dall'avvocato Ivana Rigoli, ha ribadito la sua versione durante l’incidente probatorio che si è svolto a luglio dell’anno scorso.
La tesi della Procura è che i due uomini avrebbero stuprato la trentaseienne approfittando della sua condizione di inferiorità fisica e psicologica provocata dall'assunzione di cannabis - che le sarebbe stata offerta da Giuseppe - e di alcol, in particolare sambuca, che avrebbe bevuto assieme ad Agostino.
Quest’ultimo, che lavorava in una cooperativa che gestisce l'appalto di sanificazione e pulizie al Policlinico, l'avrebbe conosciuta in ospedale indicandole il reparto dove era ricoverato il fidanzato. Rimasta colpita dalla gentilezza dell'inserviente, aveva accettato di essere riaccompagnata al b&b e insieme avevano fatto anche un giro in scooter per la città.
Nel frattempo avevano incontrato Giuseppe, poi avevano mangiato pollo, bevuto due birre e un bicchiere di sambuca e tutti e tre erano saliti in camera. A questo punto - in base alla testimonianza della donna - sarebbe cominciato l'orrore: i cugini, senza il consenso, l'avrebbero costretta a bere alcolici e quindi l'avrebbero violentata. «Uno dei due cercava di afferrarmi e baciarmi. Io mi mettevo a ridere e gli dicevo di no. Eravamo sul divano, questo è l'ultimo ricordo preciso che ho», ha spiegato la ragazza che aveva detto di essere sentita come stordita e di essersi risvegliata il giorno seguente.
Da parte loro i Romano non hanno mai negato di aver consumato una notte di sesso nella struttura in cui la turista alloggiava, sostenendo però che il rapporto era stato consenziente.
Due versioni diametralmente opposte. Inoltre gli avvocati dei due arrestati hanno molto insistito sul fatto che l’italo-canadese avrebbe potuto avere un vuoto di memoria perché nel suo corpo gli esami non avrebbero rivelato la presenza di nessuna sostanza stupefacente. un altro punto contestato riguarda il fatto che la trentaseienne - che il mese prossimo non sarà in aula - aveva deciso di pulire la stanza gettando in un cestino perfino i profilattici usati che sarebbero stati utili per individuare con certezza i suoi aggressori.
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